Lo si è sottolineato da più parti, le costrizioni determinate negli ultimi due mesi dall’emergenza COVID-19 hanno portato tante persone a riscoprire la bellezza della preghiera domestica. Si è tornati, secondo alcuni, a rivivere il senso più intimo della fede che caratterizzava anche i primi cristiani e che alle volte, nella frenesia dei tempi moderni, viene trascurato a favore della sola dimensione liturgica e sacramentale. Si è riscoperto come la famiglia sia a pieno titolo una piccola “Chiesa domestica”, come così efficacemente definita dal numero 11 della costituzione conciliare Lumen Gentium. Abbiamo anche riscoperto la bellezza dell’esortazione che fa Gesù nel Vangelo secondo Matteo: «Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
La ricompensa (terrena) tanto attesa, in questo tempo così impegnativo anche per la fede, è stata la possibilità di ritornare dal 18 maggio a vivere le celebrazioni pubbliche. Norme di distanziamento fisico, precauzioni igieniche, attenzione ai gesti e al posizionamento corretto. Le Chiese si sono organizzate per rispettare le prescrizioni del distanziamento di 1 metro tra ciascun fedele, segnando i posti sui banchi in maniera tale da garantire gli standard richiesti. Si è applicato alla lettera quanto predisposto dal famoso Protocollo firmato tra la CEI e lo Stato italiano lo scorso 7 maggio. Ma c’è un “ma”…
Come fare con le famiglie? È giusto imporre il distanziamento fisico a chi è abitualmente convivente e che partecipa come comunità domestica nella comunità ecclesiale alla celebrazione eucaristica. Il protocollo sul punto non dice nulla, non crea alcuna eccezione alle disposizioni generali, eppure alcune Parrocchie hanno deciso di orientarsi riservando alle famiglie appositi banchi senza che tra i componenti sia necessario preservare la distanza di un metro.
Non è una soluzione sbagliata, purché venga garantita la distanza di un metro tra i componenti di nuclei familiari distinti. Ci soccorrono in questa interpretazione le “Linee di indirizzo per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative”, approvate dal Consiglio dei Ministri nella notte tra il 15 e il 16 maggio, e che contengono indicazioni da intendersi «come integrazioni alle raccomandazioni di distanziamento sociale e igienico-comportamentali finalizzate a contrastare la diffusione di SARS-CoV-2 in tutti i contesti di vita sociale». Nel caso dei ristoranti, ad esempio, è stato chiarito che «i tavoli devono essere disposti in modo che le sedute garantiscano il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro di separazione tra i clienti, ad eccezione delle persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale»; è il caso dei componenti il medesimo nucleo familiare che, quindi, possono restare vicini come se… fossero a casa propria.
Nessun margine di flessibilità, invece, per l’uso obbligatorio delle mascherine. Se negli spazi aperti il distanziamento di un metro e la mascherina sono misure “alternative”, cioè la mascherina va tenuta se non si riesce a rispettare lo spazio di un metro con un’altra persona ma può essere tenuta abbassata se si cammina in solitudine, negli spazi chiusi, a maggior ragione se si permane per periodi prolungati, le misure vanno adottate contestualmente. Anche qui ci aiuta il chiarimento presente nelle “Linee di indirizzo” riguardo alle riunioni in cui «dovrà essere garantito il rispetto del mantenimento della distanza interpersonale di almeno 1 metro e, in caso sia prevista una durata prolungata, anche l’uso della mascherina». La celebrazione della messa è senza dubbio una permanenza prolungata.
In conclusione, via libera ai banchi per famiglia, purché però si rispettino le altre regole previste: igienizzazione, mascherine, distanziamento tra i “banchi familiari” di almeno un metro l’uno dall’altro e, soprattutto, rispetto della capienza massima della Chiesa, quella sì, da rispettare senza eccezioni al di là delle modalità di occupazione degli spazi.
© Vito Rizzo 2020
Leave a Reply