CONTI IN ROSSO: DOVE VANNO I SOLDI DELLA CHIESA

Nell’anno del Covid-19 Papa Francesco ha annunciato il taglio degli stipendi del personale della Santa Sede a causa di un deficit di 49,7 milioni di euro. I cardinali perderanno il 10 per cento, i dirigenti dei dicasteri vaticani l’8 per cento, i chierici e i religiosi il 3 per cento. Esclusi dal taglio solo le posizioni lavorative dei laici che svolgono le loro mansioni ordinarie in Vaticano. Troppo alte le spese rispetto ai soldi incassati, ma se non ci fosse stato “l’Obolo di San Pietro” la perdita avrebbe superato gli 80 milioni. Piccoli sacrifici rispetto alle necessità della Chiesa universale. Per affrontare le conseguenze della pandemia il Papa ha istituito un Fondo di emergenza presso le Pontificie Opere Missionarie (POM) che ha consentito di rispondere alle richieste provenienti dalle diocesi di tutto il mondo in particolare dell’Africa e dell’America latina. Altri 10 milioni sono stati assegnati alla Congregazione per le Chiese Orientali per i cosiddetti “progetti Covid” nelle popolazioni di Asia, in particolare Medio Oriente, Est Europa e nord Africa. Come Vescovo di Roma, inoltre, Papa Francesco ha stanziato un fondo di 1 milione di euro per aiutare chi sta subendo la crisi post Covid, in aggiunta a mense, alloggi, servizi igienici gratuiti per i clochard nel colonnato di San Pietro…

Non bastasse il Vaticano, è in grande difficoltà anche il bilancio della stessa Chiesa italiana: conti in perdita per centinaia di milioni di euro. Ma che fine hanno fatto questi soldi? Che fine hanno fatto tutti i soldi che la Chiesa risparmia per l’ICI non pagata e per l’8 per mille dei contribuenti italiani?

Spulciamo un po’ le cifre e cerchiamo di capire in che modo “l’opulenta Chiesa” ha vissuto questo tempo di crisi. Iniziamo col dire che solo per l’emergenza Covid, la CEI ha stanziato 122,5 milioni di euro per contribuire a far fronte alle conseguenze del coronavirus. Un aiuto straordinario della Chiesa italiana per sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia, enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà. Il risparmio ICI per la Chiesa Cattolica per le attività non commerciali ammonta a 100 milioni di euro, ossia i luoghi di culto e i centri assistenziali a servizio delle fasce fragili della popolazione (“senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” art.3 della Costituzione italiana). La cifra che ogni anno la Chiesa utilizza per il sostegno agli indigenti è di 275 milioni. Quest’anno quindi, a fronte di 100 milioni risparmiati, la Chiesa italiana ne ha spesi 397,5 (275 + 122,5) per aiutare quanti sul territorio nazionale hanno avuto una qualche forma di bisogno. Un rapporto in deficit di 4 a 1… Soldi risparmiati dallo Stato e a bilancio delle più o meno povere parrocchie disseminate sul territorio. Che succederebbe se la Chiesa non ci fosse? Lo Stato spenderebbe quattro volte tanto per coprire i drammi sociali e la povertà che caratterizzano le diverse realtà territoriali sia nei grandi centri urbani che nei piccoli Comuni di montagna, sia al Nord che al Centro che al Sud…

Quando pensiamo alla Chiesa faremmo bene a ricordarci che la stessa in larga parte rende attuali ogni giorno le parole di San Paolo “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1Cor 13,13). Già questo basterebbe a comprendere che per l’impegno della Chiesa, (com’è giusto che sia per chi vive il Vangelo di Gesù), gli italiani, credenti o meno, e lo Stato stesso, avrebbero solo da dire grazie.

Ma i risparmi totali annuali per lo stato ad opera delle attività della Chiesa Cattolica sono di gran lunga superiori: superano i dieci miliardi. Se la Chiesa non si occupasse di queste attività le dovrebbe sostenere lo Stato (Ministeri, Regioni, Comuni) o, peggio ancora, mancherebbero del tutto, procurando danni probabilmente incalcolabili per il tessuto sociale italiano.

Solo la rete delle 400 mense per i poveri fa risparmiare allo stato italiano ogni anno 27 milioni di euro. A queste si aggiunge l’accoglienza a 10 mila migranti e tutta una serie di attività svolte nei luoghi “esenti da ICI”.

La Chiesa cattolica, nel rispetto del principio di sussidiarietà (art.118 della Costituzione), aiuta lo Stato a dare attuazione all’articolo 3 della Costituzione repubblicana perché se è vero che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, di fatto questo impegno è ampiamente disatteso da parte dello Stato.

I più anticlericali diranno: ma lo fa con i soldi dell’8 per mille che invece dovrebbero andare allo Stato. Anche qui i conti sono presto fatti: la Chiesa a fronte del miliardo di euro che riceve(va) dai contribuenti italiani ne restituisce almeno dieci volte tanto in beni e servizi (cfr. il sempre attuale G.Rusconi, L’impegno, Rubettino). Un terzo deriva dal risparmio sul sistema scolastico pubblico che è alleggerito dalla presenza delle scuole cattoliche (sì, sfatiamo un altro tabù, le scuole pubbliche cattoliche sono un vantaggio per lo Stato, altro che oneri, solo risparmi…). Un terzo deriva dall’impegno del volontariato cattolico, l’ultimo terzo per spese dirette di assistenza sociale (260 milioni di euro annui), banco alimentare (650 milioni di euro annui), lotta alla droga attraverso le comunità ecclesiali (800 milioni di euro annui), lotta contro l’usura (1,2 milioni di euro l’anno), fondi straordinari per eventi calamitosi, in passato i terremoti, oggi l’emergenza Covid.

Il quadro è chiaro, la Chiesa Cattolica rappresenta un elemento essenziale per la tenuta del sistema sociale di questo Paese e lo fa grazie all’esperienza quotidiana di tanti che cercano di vivere la propria fede in parole e in opere. Del resto è questo il Vangelo di Gesù; e non scandalizzi che, nonostante tutto, nei bar come sui social, sui giornali come in tv, anche la Sua sposa venga costantemente “messa in croce”…

(c) Vito Rizzo 2021

(pubblicato sul Magazine PuntoFamiglia.net)

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