Dal primo gennaio 2022 e fino al 30 giugno la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea spetta alla Francia. Piccolo intoppo, ad aprile si vota per le presidenziali nel Paese d’oltralpe e l’arrembante presidente francese Emmanuel Macron non ha trovato di meglio che trasformare il suo discorso di insediamento al Parlamento europeo del 19 gennaio scorso in un manifesto politico a fini elettorali.
La nuova presidente del Parlamento, Roberta Metsola, ha subito tuonato: «Non è un dibattito nazionale!», fatto sta che le boutade del lungo discorso macroniano sono diventate cibo succulento per il dibattito francese e non solo…
Nulla quaestio sul profilo europeista che caratterizza il suo operato, quello che non torna è tirare dentro la disputa temi che nulla hanno a che fare con la presidenza di turno, su tutti un fantomatico “diritto all’aborto” da inserire – udite, udite – tra i “diritti fondamentali” dell’Unione europea.
Ma andiamo con ordine, quello che è il programma francese per il suo semestre di presidenza racconta ben altre priorità: l’istituzione di salari minimi in tutta l’Unione, la regolamentazione del digitale e la transizione ambientale.
Ma Macron ha voluto strafare: nel suo tentativo di ammiccare alle fronde laiciste dell’elettorato francese si è avventurato in un’arringa che trasuda uno stato confusionale proprio sull’abc di quelli che sono i diritti fondamentali. Afferma, argomenta e poi nega con le sue stesse argomentazioni.
Nell’enfasi retorica il presidente francese arriva infatti ad affermare: «vorrei che rafforzassimo i nostri valori di europei, che sono la nostra unità, il nostro orgoglio e la nostra forza. 20 anni dopo la proclamazione della nostra Carta dei diritti fondamentali, che ha consacrato in particolare l’abolizione della pena di morte in tutta l’Unione, desidererei che venisse aggiornata questa carta, soprattutto per essere più espliciti riguardo la protezione dell’ambiente e il riconoscimento del diritto ad abortire». Pena di morte, protezione dell’ambiente e…? “Diritto di abortire”. Riconoscere che la vita è un valore inalienabile (vietare la pena di morte), proteggere l’ambiente (assumendo il concetto francescano che “tutto è connesso”) e poi – come dei cavoli a merenda – riconoscere il diritto ad abortire, un diritto individuale, di matrice positivista, come un diritto fondamentale dell’uomo (o meglio, della donna).
Eppure quella Carta che Macron intenderebbe riformare vive proprio in base a ben altra prospettiva: l’art.1 parla della dignità umana definendola “inviolabile”, l’art.2 parla del diritto alla vita che è proprio di “ogni individuo”, l’art. 3 parla espressamente del “divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare di quelle aventi come scopo la selezione delle persone”. Se passasse la “linea Macron” la Carta dei diritti fondamentali non andrebbe integrata ma stravolta…
Una cosa è riconoscere che “abortire” è una scelta, in date condizioni consentita dalla legge (e su questo il dibattito è tutt’altro che chiuso), altra cosa è definire l’aborto un “diritto fondamentale”. Un diritto su cui “si fonda” la nostra stessa umanità.
Ma per chi ha la pazienza di leggere il discorso presidenziale per intero, la smentita del diritto ad abortire arriva dalla stessa enfasi retorica di Macron, quasi un Emmanuel vs Macron, che invoca il dovere per l’Unione europea di «Lottare per lo stato di diritto, per questa semplice idea che ci siano diritti umani universali che devono essere protetti dalle febbri della storia e dei loro dirigenti».
In altri termini Emmanuel si appella ai diritti umani universali per proteggere l’Unione europea da Macron e da quelli come lui.
Ma non basta, in questo strano e surreale scontro bipolare tra due arringhe, Emmanuel rincara la dose contro Macron: «Oggi si alzano voci che chiedono di rivedere i nostri grandi testi fondamentali, tuttavia decisi sovranamente dagli Stati membri al momento della loro adesione. Ma cosa andrebbe rivisto? L’uguaglianza degli uomini in termini di dignità e di diritti?».
Proprio quello che Macron chiede. Ricordate?: «desidererei che venisse aggiornata questa carta, soprattutto per essere più espliciti riguardo la protezione dell’ambiente e il riconoscimento del diritto ad abortire»…
Ma la “chicca” contra è proprio una delle ragioni che spingono tante donne ad abortire, richiedendo che la vita del figlio che si porta in grembo sia un “diritto disponibile” al pari di tanti altri: «Sembra farsi avanti l’idea che per essere più efficienti va ripensato lo stato di diritto», ma – continua Emmanuel «La fine dello stato di diritto è il regno dell’arbitrario».
Non poteva trovare parole migliori Emmanuel per rispondere a Macron…
Nomen omen, dicevano i latini, è forse questo che nella schizofrenica retorica del presidente francese, ha portato il soffio dell’Emmanuel a scalfire, nel subconscio, anche il laicismo ideologico di questo improbabile Macron…
(c) Vito Rizzo 2022
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