Mentre giornali e TV fanno rimbalzare a più non posso la riedizione di “T’appartengo”, il singolo che nel 1994 con il programma “Non è la Rai” consacrò la giovanissima Ambra Angiolini, l’avvicinarsi del Natale ci apre una profonda riflessione sull’aspetto canoro della festa e sulla capacità di discernere (anche qui) i testi che ci raccontano il senso dell’attesa da quelli che invece ne assecondano il carattere più consumistico e commerciale. È un po’, nel nostro piccolo, una sfida tra Andrea Bocelli e Michael Bublè sullo spirito stesso del Natale (e che ci porta a scriverlo con la S e la N maiuscola o minuscola).
Senza accorgercene anche noi possiamo assecondare l’una o l’altra prospettiva. Non è di certo ininfluente per adulti e bambini cantare in questi giorni “Tu scendi dalle stelle” o “Adeste Fideles” piuttosto che “Jingle Bells” con la sua variante più moderna di “Jingle Bells rock”.
Partendo proprio da queste ultime basterebbe ascoltare un po’ meglio il testo: sono canzoni che raccontano dello scampanellio di una slitta trainata da un cavallo. La canzone scritta nel 1857 dall’inglese James Lord Pierpont prendeva infatti proprio questo nome: The One-Horse Open Sleigh, “La slitta trainata da un cavallo”.
La canzone racconta semplicemente di un giro tranquillo su una slitta trainata da un cavallo solo e quindi in origine non aveva nulla a che fare con il Natale.
La popolarità natalizia si deve infatti un secolo dopo alla versione del brano di Bing Crosby e delle Andrews Sisters, mandata all’impazzata nei centri commerciali e nelle radio americane ma che continuava a ripetere semplicemente “Le campanelle suonano, le campanelle suonano, le campanelle suonano per tutta la strada.
Oh, com’è divertente guidare una slitta trainata da un solo cavallo”.
Di certo il rimando è più al Babbo Natale testimonial della Coca Cola che non certo al bambino nato in una grotta di Betlemme.
L’evocativo “Tu scendi dalle stelle”, frutto di quel genio ispirato che è stato Sant’Alfonso Maria de’ Liguori resiste ancora, sebbene a fatica, nell’immaginario collettivo come canzone tipica del Natale (anche nelle scuole dove l’albero di Natale sembra soppiantare l’adorato Presepe, ritenuto troppo poco inclusivo…).
Certo nelle nostre Chiese un testo come Adeste Fideles e la più recente Mistero di Natale accompagnano il nostro cammino di Avvento, ma nelle strade, nelle piazze, nella case il richiamo del pianto di vita del Bambino Gesù è sempre più coperto dal frastuono del consumismo frenetico natalizio vissuto sulle note delle canzoni americane.
Tra queste, è bene ricordarlo, ce n’è una che in fondo riesce a non tradire le origini di questa ricorrenza. È l’altro evergreen di queste feste, un inaspettato, forse, “Merry Christmas and a Happy New Year”. Una canzone che nell’augurare abitudinariamente Buon Natale e Felice Anno Nuovo, prima della classica risposta “Anche a te e famiglia” ci ricorda che il nuovo re è nato: “Buon Natale e Felice Anno Nuovo; Buon Natale, riunisciti e canta.
Invia le tue preghiere al nuovo re nato; Buon Natale insieme, faremo il tifo; Buon Natale e Felice Anno Nuovo; Buon Natale, gioia a te. Possano tutti i tuoi desideri diventare realtà”.
In fondo, se vogliamo preservare quel che resta dello Spirito del Natale, dovendo scegliere il jingle da mandare in loop, tra Jingle Bells e Merry Christmas, non ci resta almeno che scegliere il secondo.
(c) Vito Rizzo 2022
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