BENEDIZIONI SENZA IPOCRISIE

«I peccati più gravi sono quelli che si travestono con un’apparenza più angelica. Nessuno si scandalizza se
do la benedizione a un imprenditore che magari sfrutta la gente: e questo è un peccato gravissimo. Mentre si
scandalizza se la do a un omosessuale…. Questa è ipocrisia! Ci dobbiamo rispettare tutti, tutti!» Sono
queste le parole che Papa Francesco ha affidato al settimanale Credere per chiarire la propria posizione
rispetto al polverone sollevato da alcuni Vescovi sulla Dichiarazione Fiducia supplicans con cui il Dicastero
per la Dottrina della Fede ha illustrato le modalità di benedizione pastorale anche nei confronti delle coppie
irregolari.

Come ha cercato di chiarire lo stesso Dicastero con una nota a firma del Prefetto del Dicastero, il
cardinale Víctor Manuel Fernàndez, scopo della Dichiarazione è quello di disciplinare le modalità delle
“benedizioni pastorali” alle coppie irregolari non certo ampliare l’ambito delle “benedizioni sacramentali”.

La Dichiarazione ribadisce un indirizzo pastorale che è quello di accogliere le persone che vivono una
situazione cosiddetta “irregolare” e apre alla possibilità di benedire anche la coppia nel proprio cammino di
fede. Non si benedice l’unione, ma le persone. Eventualmente, nel caso, persone che vivono la loro
esperienza di vita in coppia e che si sentono legate tra di loro da un cammino di vita comune. Può sembrare
una sottigliezza ma è invece questo l’aspetto dirimente proprio tra le benedizioni “sacramentali” e quelle
meramente “pastorali”.

Sarebbe perciò sbagliato interpretare la benedizione delle coppie “irregolari” come un sacramentale
“sostitutivo” del sacramento del matrimonio; su questo punto la Dichiarazione è chiarissima e costituisce una
disposizione di “chiusura” interpretativa rispetto a derive troppo secolariste che si stavano proponendo con
insistenza all’interno di alcuni contesti ecclesiali.

L’intento della Dichiarazione, infatti, è quello di bloccare alcune “fughe in avanti” che negli ultimi tempi, in
particolare da parte della Conferenza episcopale tedesca e di alcuni Vescovi fiamminghi, hanno tentato di
forzare la mano sul tema delle seconde nozze e delle unioni omosessuali.

In altri termini, nella prassi pastorale di accoglienza rivolta a ogni battezzato è giusto prevedere anche la
benedizione di coppie “irregolari”, alle quali se da un lato è precluso l’accesso alla grazia sacramentale, non
di certo lo è la possibilità di vivere nella maggior pienezza possibile la propria vita nella comunità ecclesiale
anche attraverso quelle invocazioni di grazia proprie delle benedizioni (cf. AL 244, AL 297).
La linea di separazione tra sacramento e azioni di accoglienza pastorale non è minimamente messa in
discussione, né sono autorizzate pratiche equivoche che possano generare confusione (cf. AL 251).

Il numero 4 del documento dichiara «inammissibili riti e preghiere che possano creare confusione tra ciò che è
costitutivo del matrimonio, quale “unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna,
naturalmente aperta a generare figli”, e ciò che lo contraddice».
Sarà dunque possibile benedire le coppie senza tuttavia creare confusione tra il rito civile e la benedizione
stessa oppure dando alla benedizione un carattere para-liturgico. Non si potrà quindi “ritualizzare” queste
benedizioni, né da parte dei parroci, né da parte dei Vescovi, né da parte delle Conferenze Episcopali. La
benedizione pastorale, ivi inclusa quella delle coppie irregolari, è affidata all’accoglienza pastorale del
singolo parroco che è chiamato a scegliere le parole più adatte per accompagnare i fedeli nel proprio
cammino di vita e di fede, senza preclusioni e senza forzature.

Le porte della Chiesa sono aperte per tutti, le mani consacrate del sacerdote sono una carezza per chiunque senta il richiamo di Dio. Ciascuno, nella propria umana fragilità, deve sentirsi libero di chiederla e di aprirsi all’abbraccio di Dio e alla sua benedizione.

(c) Vito Rizzo 2024

[Articolo pubblicato sul Quotidiano Le Cronache di Salerno del 27/02/2024

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