GIOVANI IN FUGA, QUALE RISPOSTA?

Tutte le indagini realizzate negli ultimi anni confermano un dato: cresce la disaffezione dalla pratica
religiosa e questo trend è iniziato ben prima della pandemia del 2020 che ha costretto i fedeli a disertare le
Chiese. Un dato che fa riflettere e che coinvolge tanto l’Italia quanto gli altri Paesi europei. Soprattutto,
l’età media dei praticanti si innalza inesorabilmente e c’è una fuga dei giovani appena terminato il percorso
di iniziazione ai sacramenti. Spesso la Prima Comunione è per lungo tempo anche l’ultima mentre la
Cresima è scelta più in età matura che non nell’adolescenza. In realtà i giovani vivono pulsioni contrastanti,
da un lato fanno fatica a lasciarsi inquadrare all’interno di un cammino organico, dall’altro mostrano una
sete di spiritualità che è l’unica risposta concreta all’omologazione di massa a cui sono costantemente
esposti. Come osserva Paola Bignardi in un recente libro pubblicato per Vita e Pensiero dal titolo “Dio dove
sei? Giovani in ricerca” rispetto all’ipotesi Dio si possono individuare due gruppi: quanti si dichiarano atei o
agnostici (e questo accade già dalle scuole medie…) e quanti ricercano un senso del credere più personale
rispetto a quello codificato dalla tradizione cristiana: «più che abbandono della fede, per molti si tratta di
un diverso modo di credere, di un nuovo atteggiamento di fronte a esso». In altri termini «l’abbandono del
modo tradizionale di credere è espressione della ricerca di un’esperienza religiosa diversa, il cui cuore è
costituito dalla spiritualità. È il rifiuto di una religione fatta di riti, alla ricerca di gesti autentici, in cui possa
esprimersi la vita; è l’abbandono di una fede ridotta all’aspetto conoscitivo di verità puramente intellettuali
in nome di un’apertura al mistero, all’invisibile, all’inspiegabile». I giovani hanno bisogno di fare esperienza
di Dio, di incontrarlo nelle vicende della vita, nei testimoni concreti più che soltanto nei riti codificati dei
quali fanno ormai fatica a coglierne la bellezza e il senso. Quando questo accade, infatti, anche la Messa
diventa un’occasione e non un obbligo. Quando si scopre un’esperienza autentica si comprende che quello
che conta non è che “si fa peccato” a non andare la domenica a messa ma che “è un peccato non andarci”
perché se ne esce arricchiti. Arricchiti da un incontro che proprio in questi giorni di Pasqua si è chiamati a
cogliere e riscoprire. È questo che spiega la bellezza di quanti trovano senso nell’impegno
nell’associazionismo e nei movimenti ecclesiali, Azione Cattolica, Agesci, Gi.Fra. Rinnovamento nello
Spirito… È questo che spiega la bellezza di quanti hanno vissuto l’esperienza della GMG di Lisbona dove
milioni di coetanei si sono ritrovati da ogni parte del mondo per condividere la gioia di un incontro
possibile, di un incontro pieno e appagante, quello con Gesù, il Risorto. È questo che spiega anche la presa
che sulla loro vita ha l’esperienza di un loro coetaneo, il Beato Carlo Acutis: un santo moderno lontano dagli
stereotipi delle nicchie ma vicino alle loro inquietudini e alle loro passioni.
In un’altra GMG, quella di Roma nel 2000, San Giovanni Paolo II raccontava il senso di questa irrequietezza
con parole che riecheggiano costantemente nei giovani di allora e che sono un invito anche ai giovani di
oggi: «è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello
che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi
permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita;
è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. È Gesù che suscita in voi il
desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi
inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e
la società, rendendola più umana e fraterna». L’invito ai giovani e alla Chiesa, anche oggi, nel 2024, è quello
di ripartire da qui.

(c) Vito Rizzo 2024

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 7 aprile 2024]

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