SERVIZIO ECCLESIALE: NON VA MISCHIATO CON LA POLITICA

Ha fatto molto discutere qualche settimana fa la nota del vescovo di Reggio Emilia-Guastalla,
Giacomo Morandi, indirizzata al vicario generale e ai parroci, con la quale scriveva di ritenere
«opportuno» che quanti intendano candidarsi alle prossime elezioni europee e amministrative
dell’8 e 9 giugno debbano dimettersi da ruoli di responsabilità ricoperti «lasciando i rispettivi
incarichi sia nel consiglio pastorale diocesano che nei consigli parrocchiali. Non vorrei, infatti, che
le chiese e le parrocchie possano diventare luoghi di campagna elettorale». Da un lato la dottrina
sociale della Chiesa invita a un impegno di servizio per le proprie comunità attraverso anche
l’attività politica, dall’altro tale impegno viene ritenuto “alternativo” al servizio in parrocchia.
Dov’è la contraddizione? Non c’è, anzi! Come prevede – un esempio su tutti – l’impegno
associativo dell’Azione Cattolica il ruolo in associazione e quello politico istituzionale non sono
compatibili. La ragione è proprio quella segnalata da Morandi «La politica è la più alta forma di
carità, lo ha ribadito papa Francesco, citando Paolo VI, che a sua volta si rifaceva a una definizione
di Pio XI. Proprio per questo non può essere svilita creando confusione con le attività tipiche della
comunità cristiana e le attività di tipo partitico». Il servizio che si espleta in parrocchia o in ambito
ecclesiale proprio perché si caratterizza per una vicinanza caritativa e spirituale che vede al centro
il Vangelo non può essere confuso con le dinamiche proprie di un impegno diretto in politica;
bisogna sgombrare il campo da ogni parvenza di “clientelismo” o di “condizionamento”. Come può
sentirsi il bisognoso che riceve un pacco alimentare dalle mani di un candidato alle elezioni
comunali? Come deve interpretare un fedele il ruolo del lettore a cui è affidata la proclamazione
della Parola di Dio e poi se lo ritrova sui manifesti affissi per la città sotto le insegne di una lista
civica o di partito? Stesso discorso vale per i catechisti, per i collaboratori del parroco, per il
responsabile del servizio economale… Se la persona vorrà candidarsi sarà quantomeno
inopportuno che mantenga i ruoli in parrocchia. Una sospensione dalle attività è il minimo della
testimonianza cristiana da offrire anche in questa circostanza, di modo che in caso di elezione o
impegno duraturo può diventare una scelta definitiva nella quale vivere l’esperienza politica nella
forma di carità “cristianamente ispirata” oppure, in caso di mancata elezione, potrà riprendere
l’impegno precedente in parrocchia o in diocesi. Con molta attenzione e cautela anche in
campagna elettorale: anteporre sempre la verità dei fatti all’agone politico, la prudenza alla verve
polemica. Certo chi si impegna in politica dovrebbe poi farlo in maniera coerente con il messaggio
evangelico dal quale dice di sentirsi ispirato e pure nella necessità delle mediazioni e dei
compromessi non può servire la logica di un Vangelo a la Carte, di un Vangelo che si segue “a
pezzetti” a seconda delle convenienze del partito di appartenenza o dei capibastone. Il rispetto
della vita umana dal suo concepimento alla sua fine naturale, la tutela della famiglia, l’aiuto agli
ultimi, l’accoglienza dei migranti sono un pacchetto che va preso tutto intero, non di certo un
ammiccamento elettorale da seguire o trascurare a seconda delle preferenze della parte in cui si
milita. La festa del 25 aprile vissuta dagli aderenti di Azione Cattolica in Piazza San Pietro con Papa
Francesco vuole sottolineare proprio questo: un servizio al bene comune vissuto nei diversi ambiti
della società e che si traduce in un impegno politico che sia sempre scevro da strumentalizzazioni
di parte. La politica è la più alta forma di carità – vero! – purché sia vissuta con questo spirito
autenticamente ispirato. Al di là del voto nei Comuni le prossime elezioni europee ci ricordano
quanto è difficile: basti pensare che sulla scheda nessuno dei contendenti potrà – da sé – arrogarsi
la pretesa di farsene interprete.

(c) Vito Rizzo 2024

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 28 marzo 2024]

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