Quello che è accaduto a Trieste qualche giorno fa ha una portata dirompente. Era dai tempi della Prima Repubblica che l’associazionismo cattolico non si manifestava con tale compattezza e non cercava di porsi come interlocutore credibile sullo scenario politico. Certo, rispetto al passato non c’è più l’interlocutore “unico” o “privilegiato”, ma il segnale lanciato in vista delle elezioni europee è chiaro: sui temi cari al mondo cattolico i laici “impegnati” sono stanchi di stare silenti in panchina.
I rappresentanti nazionali delle Acli, dell’Agesci, dell’Azione cattolica italiana, di Comunione e liberazione, della Comunità di Sant’Egidio, del Movimento cristiano lavoratori, del Movimento politico per l’unità, del Rinnovamento nello Spirito, dell’Aidu e dell’Ordine Francescano Secolare Nazionale si sono riuniti per due giorni, il 3 e il 4 maggio a Trieste, dove a luglio si svolgerà la 50° Settimana Sociale dei Cattolici in Italia promossa dalla Conferenza episcopale italiana dal titolo “Al cuore della democrazia” e hanno sottoscritto un appello per la Pace rivolto ai governi, ai rappresentanti delle istituzioni e, soprattutto, ai candidati alle prossime elezioni europee. Un documento aperto alla sottoscrizione di altre associazioni, movimenti e comunità scrivendo a lapacecomedovere@gmail.com. Tutti i firmatari nel loro appello sottolineano «l’urgenza di rivolgere insieme un appello accorato per la Pace ai leader dei Governi, ai rappresentanti delle istituzioni e in particolare a coloro che si candidano a guidare l’Unione Europea» affinché «emerga con decisione un impegno condiviso per una Pace fondata sul riconoscimento dell’infinita e inalienabile dignità della persona». Ciò risponde chiaramente all’invito anche di papa Francesco che ribadisce in ogni occasione l’importanza di impegnarsi per promuovere la pace: «Non dimentichiamoci delle guerre. Preghiamo per la pace. La guerra è sempre una sconfitta, sempre!». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha sottolineato come «il mondo ha bisogno di pace, stabilità, progresso, e l’Unione europea è chiamata a dare risposte concrete alle aspirazioni di quei popoli che guardano al più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale».
Il mondo cattolico ha la piena consapevolezza che «la guerra è una sconfitta del diritto e della comunità internazionale e dell’umanità intera. Conflitti imperversano alle nostre porte, in Ucraina, in Terra Santa e in tanti altri posti del mondo, con armi sempre più potenti e dagli effetti devastanti per le persone e per l’ambiente», ragion per cui «in questa ora così terribile per il mondo sentiamo di essere chiamati a una conversione profonda e a dare un giudizio comune e chiaro: la Pace è il dovere della politica. Un ostinato e creativo dovere».
Il voto europeo rappresenta uno spartiacque in questo senso in quanto «l’Unione Europea, sognata sulle macerie della guerra, costruita sull’utopia della pace, ha un ruolo decisivo». I firmatari, rappresentativi dell’intero laicato cattolico, spiegano che questo appello è la risposta concreta alla responsabilità a cui si è chiamati come eredi «di politici europei, credenti e non, che hanno anteposto la vita e le ragioni che uniscono dinanzi a ciò che divide». L’urgenza nasce dal fatto che «non possiamo rassegnarci al fatto che la retorica bellicistica e la non-cultura dello scontro invada la nostra vita dalle relazioni personali alle relazioni sociali e politiche. Continueremo a impegnarci sul terreno educativo e formativo, nella solidarietà concreta verso i più deboli e le vittime delle ingiustizie, nel dialogo per il bene comune con le donne e gli uomini di buona volontà». Di qui l’appello alle forze politiche e a chi si candida alle imminenti elezioni europee «perché si assuma esplicitamente la responsabilità di porsi come interlocutore per la Pace, proponendo senza riserve la via diplomatica e della vera politica». Basta scorgere tra i candidati, spesso come “indipendenti”, alcuni esponenti che si sono impegnati a dare concretezza a questo appello. Basterà spulciare le liste e scovare al Nord, al Centro, al Sud, nelle Isole chi ha deciso di metterci la faccia. Candidati, beninteso, che non dovranno limitarsi alla promozione della pace ma che saranno chiamati a difendere il diritto alla vita in ogni sua forma. In fondo è questa la vera novità che l’elettorato cattolico ha desiderio venga rappresentata soprattutto nello scenario europeo, spesso sordo a questo richiamo e alla difesa di questi valori a trecentosessanta gradi, senza “se” e senza “ma”.
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sulla Rivista Punto Famiglia il 15 maggio 2024]
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