È probabilmente tra le feste più “trascurate”, almeno in rapporto alla sua importanza. Eppure la Solennità di Pentecoste ricorda, non soltanto ai cristiani, alla Chiesa, ma all’intera umanità che esiste una presenza spirituale che anima, sostiene e dona speranza al mondo. La Pentecoste è la festa del tempo presente, del tempo dell’uomo in cammino nella storia. Del tempo, anche, della Chiesa. La Chiesa che cammina con l’umanità; la “Chiesa in uscita” che – come ripete continuamente Papa Francesco – sa farsi “ospedale da campo” per curare le ferite. Nel calendario liturgico la Pentecoste è la Festa dello Spirito Santo che cade 50 giorni dopo la Risurrezione di Gesù. È strettamente legata alla festa ebraica e – come quella – scandisce le sette settimane dalla Pasqua.
Gli Ebrei la chiamavano “festa della mietitura e dei primi frutti” o anche “festa delle Settimane”; Pentecoste, invece, è il nome greco: cinquantesimo giorno. In realtà la presenza dello Spirito Santo per i cristiani caratterizza tutte le esperienze di grazia, a partire da quelle sacramentali. È al cuore del battesimo, dell’ordine sacro, della confessione, della consacrazione eucaristica. I sui doni sono sostegno nel matrimonio, conforto nella malattia, ma ad essa è legato il mandato missionario che si “conferma” con la Cresima. Una presenza discreta, forse proprio per questo un po’ trascurata, ma decisiva.
È anche la solennità a cui dovrebbe guardare chiunque cerca, più o meno consapevolmente, Dio nel corso della propria vita. La stessa Chiesa cattolica, in particolare dopo il Concilio Vaticano II, ha imparato (e invita) a riconoscere i segni della presenza dello Spirito Santo anche oltre i “confini visibili” della stessa.
Ecco che allora, ancora di più oggi, la Pentecoste è la festa del tempo presente perché è proprio grazie ai doni dello Spirito, alla grazia che ciascuno è in grado di accogliere, che la speranza incarnata in Gesù Cristo può camminare nel tempo e nella storia. Uno dei più importanti teologi del ‘900, Karl Rahner, amava definire “cristiani anonimi” tutti coloro i quali, a prescindere dal loro credo, sono orientati al bene. Anche gli atei? Certo. Anche gli agnostici? Sicuro. Anche i fedeli di altre religioni? Sì. Purché la loro vita testimoni la presenza di questa grazia che muove al bene. Nelle debolezze, nelle contraddizioni, nelle fragilità. Ma è grazie alla forza dello Spirito Santo che è presente nel mondo che il male può essere contrastato, al di fuori e all’interno della Chiesa.
In questo giorno si invoca con forza nella preghiera lo Spirito Santo perché effonda i propri doni: sapienza, scienza, intelletto, pietà, fortezza, consiglio, timor di Dio. Beninteso non “timore” ma consapevolezza, rispetto per Dio. Proprio il “timore di Dio”, insieme agli altri sei doni dello Spirito, è il rimedio contro il timore umano, la paura. Lo scorso anno Papa Francesco ricordava come «i discepoli avevano chiuso le porte “per timore”. La morte di Gesù li aveva sconvolti, i loro sogni erano andati in frantumi, le loro speranze erano svanite. E si erano chiusi dentro. Non solo in quella stanza, ma dentro, nel cuore. Vorrei sottolineare questo: chiusi dentro». Ecco che sta proprio qui la chiave di tutto. Continuava ancora il papa «Quando entra la paura, noi ci chiudiamo. La causa, quindi, è la paura: paura di non farcela, di essere soli ad affrontare le battaglie di ogni giorno, di rischiare e poi di restare delusi, di fare delle scelte sbagliate». Ecco che allora la Pentecoste ricorda proprio questo: che di fronte alla paura bisogna aprirsi all’aiuto di Dio. E questo aiuto assume i connotati dello Spirito Santo: «Grazie a Lui le paure si superano e le porte si aprono. Perché questo fa lo Spirito: ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità». La Pentecoste ci ricorda questa ricchezza. In tempi così complessi, tra guerre, povertà, falsi idoli ammantati di verità messianiche, sarebbe bene non rinunciare a coltivare questa speranza.
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 19 maggio 2024]
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