ROVINARSI LA VITA NON È MAI “ALLA MODA”

In un mondo che ci invita a sdoganare l’uso delle sostanze stupefacenti, non più fenomeno di diffidenza sociale ma addirittura in cui le stesse vengono prese come modello o status symbol, la voce della Chiesa si conferma “stonata”. Il mondo impone un modello culturale incentrato da un lato sui business-men (e business-women) votati al successo, anche costo di imbottirsi di psicofarmaci e di coca; dall’altro su quella controcultura da centro sociale che è ormai nulla più che uno slogan da t-shirt o da social. Di qui l’importanza del recente intervento di Papa Francesco che riafferma il valore rivoluzionario di avere un’opinione “fuori dagli schemi”.

In occasione della Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, il Papa ha usato parole inequivocabili: «di fronte alla tragica situazione della tossicodipendenza di milioni di persone in tutto il mondo, di fronte allo scandalo della produzione e del traffico illecito di tali droghe, non possiamo essere indifferenti. Il Signore Gesù si è fermato, si è fatto vicino, ha curato le piaghe. Sullo stile della sua prossimità, siamo chiamati anche noi ad agire, a fermarci davanti alle situazioni di fragilità e di dolore, a saper ascoltare il grido della solitudine e dell’angoscia, a chinarci per sollevare e riportare a nuova vita coloro che cadono nella schiavitù della droga».

Gli ultimi dati resi noti nella Relazione annuale al parlamento italiano sono allarmanti: tutte le medie italiane sono superiori alla media europea, il consumo di cocaina è al 6,9% rispetto al 5,4% della media europea, il consumo di cannabis è al 32,7% a fronte del 27,4 della media europea, ma cresce anche l’uso dei farmaci senza prescrizione medica, soprattutto tra le donne. Altro dato inquietante è quello del 6,4% di studenti under 19 che hanno assunto nel 2023 droghe sintetiche, per non parlare dei 380mila giovanissimi che hanno avuto almeno una volta lo scorso anno una intossicazione da alcol. La moda dello shottino che pure viene promossa nei locali della Movida senza alcuno scrupolo da parte dei gestori, distrazione dei genitori e scarsi controlli delle forze dell’ordine rischia di trasformarsi in un fenomeno devastante. Chi continua a ridurre tutto alla questione della liberalizzazione delle droghe leggere è schiavo di una visione ideologica post-sessantottina che non tiene conto dei danni acclarati che la cannabis produce al cervello se assunta nell’età dello sviluppo, ossia prima dei 25/30 anni. Paradossalmente la cannabis fa più male ai giovani che agli anziani e non è un caso che a promuoverne la legalizzazione siano “anziani” che ne hanno fatto uso (ed abuso) da giovani…

Papa Francesco anche su questo punto è stato molto chiaro: «Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo – questa è una fantasia –, come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi. Si liberalizza e si consuma di più». La via maestra è un’altra, non uno Stato “pusher” dopo che negli anni è già diventato “biscazziere” (con la promozione del gioco on line così capillare da favorire il proliferare del fenomeno della ludopatia): «sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose. Quanti trafficanti di morte ci sono – perché i trafficanti di droga sono trafficanti di morte –, spinti dalla logica del potere e del denaro ad ogni costo!». Una scelta immorale anche se dovesse servire a risanare i conti pubblici…

Ma per contrastare l’abuso e il traffico di droghe la via maestra «è quella della prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro».

Rifugiarsi nelle droghe è uno sbaglio che può compromettere il proprio presente e il proprio futuro, perciò – ribadisce ancora il papa – «come cristiani e comunità ecclesiali rinnoviamo il nostro impegno di preghiera e di lavoro contro la droga».

(c) Vito Rizzo 2024

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 30 giugno 2024]

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