Che la Francia ostenti al mondo la sua laicità (o meglio, il suo laicismo) è cosa ormai acclarata. Che questa deriva diventi un manifesto dell’ideologia laicista è apparso evidente a tutti con la cerimonia di apertura dei giochi olimpici, a prescindere dal fatto se ad ispirare il quadretto LGBTQIA+ sia stato il famoso quadro dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci o un qualche meno noto simposio dionisiaco di qualche artista di terz’ordine. Come ha spiegato il regista della cerimonia inaugurale dei Giochi di Parigi, Thomas Jolly, dopo le accuse di aver deriso il cristianesimo mossegli dai vescovi francesi, nella scena con le drag queen e Dioniso “l’idea era piuttosto quella di organizzare una grande festa pagana legata agli dei dell’Olimpo e quindi dell’olimpismo”. Fatto sta che l’allegoria ha urtato la sensibilità di tanti cristiani che nel Cenacolo ritrovano la straordinaria capacità di un genio del Rinascimento di cogliere con profondità il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù e del memoriale pasquale che si attualizza nella consacrazione eucaristica.
Sono punti di vista, sensibilità culturali e valoriali che ciascuno declina come crede, soprattutto una società che fa sempre più dell’oscurantismo nei confronti della fede l’arma per nascondere la fragilità del pensiero debole (e che si vuole sempre più pensiero “unico”). La Santa Sede, seppur dopo qualche giorno dall’accaduto, ha chiarito la propria posizione: «Il Vaticano è stato rattristato da alcune scene della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi e non può che unirsi alle voci che si sono sollevate in questi ultimi giorni per deplorare l’offesa fatta a molti cristiani e credenti di altre religioni. In un evento prestigioso dove il mondo intero si riunisce intorno a valori comuni, non dovrebbero esserci allusioni che ridicolizzano le convinzioni religiose di molte persone. La libertà di espressione, che ovviamente non è messa in discussione, trova il suo limite nel rispetto degli altri». La posizione ideologica degli organizzatori dei Giochi Olimpici era del resto già chiara a partire dal manifesto delle Olimpiadi dove dal logo dei giochi è scomparsa la croce cristiana sulla cupola della chiesa di Des Invalides, dove è sepolto Napoleone. Quello che viene da chiedersi è se la “cancel culture”, la cancellazione delle differenze (e delle culture), sia il rimedio più corretto per superare ogni forma di discriminazione o se piuttosto non sia un modo di imporre una cultura sulle altre, quella dell’appiattimento ideologico a una melassa indistinta che nel negare le differenze, di fatto, impoverisce le ricchezze che proprio nella diversità culturale, religiosa, individuale alimentano la bellezza di una variegata umanità.
È la bellezza del poliedro, che Papa Francesco ha proposto come immagine della stessa Chiesa nell’Enciclica Laudato sì, e che si fa modello alternativo rispetto all’omologazione delle differenze.
Ma in fondo la spiegazione di Thomas Jolly regge. Il cenacolo di Leonardo raccontava un mondo fatto di storie personali di uomini che nelle loro fragilità sapevano guardare alla novità di Cristo, il banchetto dionisiaco ci mostra la regressione culturale di una umanità che si nasconde dietro gli idoli pagani e li pone a modello “mitico” delle proprie pulsioni. Accettando di essere identificati con una etichetta anziché (ri)scoprirsi nella propria pienezza come “persone”, belle perché diverse, accolte sebbene distanti, amate nonostante le proprie fragilità. Questa sì che è la mensa eucaristica che si raduna attorno a Cristo, non di certo il ritorno a un neo-paganesimo che nulla ha a che fare con le impropriamente sbandierate conquiste dell’epoca dei Lumi.
Questa provocazione continua in verità sta andando a stufo. Troppo pacchiana, troppo forzata, troppo ostentata, troppo irrispettosa di un mondo che – come recita un vecchio adagio – “è bello perché è vario”. Un piccolo dubbio agli organizzatori dei giochi di Parigi dovrebbe pur venire: non è che questa parodia, alla fine, è stato un grande autogol?
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 18 agosto 2024]
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