FESTE PATRONALI: EVITARE ABUSI DURANTE LE PROCESSIONI

Le nostre comunità in queste settimane estive vedono rinnovarsi le tradizionali feste patronali con grande partecipazione di cittadini e di turisti e con una ritualità che racconta la profonda devozione legate a doppio filo all’identità territoriale. Sono tanti, soprattutto nei piccoli paesi, che organizzano le ferie per ritrovarsi con familiari e amici d’infanzia attorno al proprio santo patrono o alla Vergine Maria, venerata con i più diversi titoli e rievocando l’importanza che quel legame – che ha attraversato i secoli – riveste ancora per l’intera comunità. Insieme alle celebrazioni liturgiche si svolgono anche manifestazioni civili con l’invito di cantanti, artisti, spettacoli pirotecnici, sagre tutte iniziative volte a sottolineare la specialità di quella data, di quella festa.

Trovare un giusto equilibrio tra il sacro e il profano non è sempre facile e spesso si rischia anche di snaturare l’aspetto devozionale a vantaggio del folklore o dell’evento-spettacolo. In particolare, se nel primo caso le espressioni della religiosità popolare andrebbero sempre vagliate rispetto alla sacralità che la tradizione intende riattualizzare, nel secondo forse maggiore attenzione andrebbe posta anche al profilo degli artisti: chiamare star nazionali o popolari solo per riempire la piazza, senza andare troppo per il sottile rispetto al loro repertorio e “dimenticando” il motivo per cui si è convocati forse è un aspetto che meriterebbe maggiore attenzione da parte non solo e non tanto dei parroci ma soprattutto dei “comitati festa”.

Altro aspetto di grande richiamo ed espressione del profondo e radicato legame comunitario è quello delle processioni, da quelle per le strade del centro a quelle di quartiere, dai pellegrinaggi “al monte” alle processioni per mare. Tanto i Comuni dell’interno quanto quelli della costa hanno una ricchezza culturale che va giustamente riconosciuta e preservata. Anche da questo punto di vista è però importante evitare forzature e strumentalizzazioni. È stato questo il richiamo che ha fatto qualche settimana fa l’ufficio liturgico dell’Arcidiocesi di Amalfi-Cava, dando indicazioni precise e puntuali su alcune accortezze da tenere per preservare gli spazi e i ruoli anche durante le processioni. Come sottolinea la nota, che per chiarezza si propone come modello anche per altre realtà territoriali, «nelle nostre feste patronali le processioni sono espressione dell’intera comunità che con i suoi ruoli ben delineati offre la sua amicizia a Dio attraverso i Santi». Ma ci sono accortezze che non vanno mai trascurate, soprattutto alla luce del fatto che spesso le processioni – soprattutto da chi ne avverte l’esposizione mediatica e popolare pur non interiorizzandone l’aspetto devozionale – vengono considerate soltanto una “vetrina” per mostrarsi alla comunità. Su questo punto la richiamata nota brilla per chiarezza: «riguardo i portatori delle statue siano prevalentemente fedeli che vivono con assiduità la vita della parrocchia o della confraternita, di cui eventualmente si è parte. Pertanto, non conviene confondere i diversi ruoli e i servizi che si svolgono nella comunità della Chiesa per cui bisogna evitare che autorità civili o militari e anche i sacerdoti o religiosi portino le statue dei Santi».

A ciascuno il suo ruolo! Sarebbe un bel gesto di rispetto e di devozione, in alcuni casi, fare un passo indietro e non pretendere di fare (sempre) il primo passo “davanti”…

(c) Vito Rizzo 2024

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 25 agosto 2024]

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