«L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo», così scriveva San Girolamo nel suo prologo al commento del Profeta Isaia. È bene ricordarselo in tempi come questi dove i passi del Vangelo vengono presi a pezzetti, ad uso e consumo delle proprie opinioni politiche. Ma la Buona Notizia è una sola e coinvolge la dignità, la bellezza e la sacralità della vita umana, sempre, «dal suo concepimento alla sua fine natale» come ci ricorda spesso Papa Francesco. E naturalmente riguarda anche ogni vita umana, sia di chi nasce nei Paesi ricchi sia di chi nasce nei Paesi poveri, sia di chi nasce nella comodità di una casa borghese sia di chi nasce nelle periferie sperdute dell’Africa, dell’Asia o degli innumerevoli altri angoli del mondo martoriati dalla guerra. Le ultime parole pronunciate dal Papa hanno fatto esultare il campo progressista, con largo clamore anche mediatico, peccato che quella stessa “fonte” venga spesso oscurata, ignorata o sminuita quando riguarda il più grande diritto umano, la vita nascente.
Ma restiamo al tema. Parlando di mare e deserto il Papa ha posto l’attenzione sul dramma dei migranti: «il mare nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti – per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave. Non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai» (Es 22,20). L’orfano, la vedova e lo straniero sono i poveri per eccellenza che Dio sempre difende e chiede di difendere».
Nei racconti della Bibbia, ancor prima del compimento in Gesù Cristo, il valore dell’ospitalità allo straniero è qualcosa di sacro perché è, letteralmente, “una questione di vita o di morte”. Non offrire riparo, non offrire acqua o cibo, non allungare una mano, non “farsi prossimi” a chi lotta da solo è un peccato contro l’uomo e contro Dio. Come ricorda ancora il Papa «C’è un Salmo che, rivolgendosi al Signore, dice: «Sul mare la tua via / i tuoi sentieri sulle grandi acque» (77,20). E un altro canta così: «Guidò il suo popolo nel deserto, / perché il suo amore è per sempre» (136,16).
Queste parole sante ci dicono che, per accompagnare il popolo nel cammino della libertà, Dio stesso attraversa il mare e il deserto; Dio non rimane a distanza, no, condivide il dramma dei migranti, Dio è con loro, con i migranti, soffre con loro, con i migranti, piange e spera con loro, con i migranti. Ci farà bene, oggi pensare: il Signore è con i nostri migranti nel mare nostrum, il Signore è con loro, non con quelli che li respingono».
Dio stesso si presenta ad Abramo sotto le sembianze di tre stranieri e annuncia il dono di una discendenza che è alla base delle tre famiglie monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam (Genesi 18). Ciò si traduce in scelte concrete, la risoluzione del problema però «non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti. È invece necessario ampliare le vie di accesso sicure e le vie di accesso regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, dalle violenze, dalle persecuzioni e dalle tante calamità».
Ultimo pensiero che il Papa ha voluto rivolgere durante l’udienza generale dello scorso mercoledì è stato per lodare «l’impegno di tanti buoni samaritani, che si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti. Questi uomini e donne coraggiosi sono segno di una umanità che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell’indifferenza e dello scarto: quello che uccide i migranti è la nostra indifferenza e quell’atteggiamento di scartare».
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno dell’1 settembre 2024]
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