Questa volta Papa Francesco l’ha combinata proprio grossa. Nel viaggio di ritorno dalla sua visita in Belgio e Lussemburgo, rispondendo alla domanda di una giornalista sulla sua preghiera alla tomba di Re Baldovino, ha detto parole molto chiare sulla pratica abortiva: «Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza dice che già a un mese dal concepimento ci sono tutti gli organi. Si mata un essere umano, si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono – permettimi la parola – sono sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita. Un’altra cosa sono i metodi anticoncezionali, questo è un’altra cosa. Non bisogna confondere. Io parlo adesso soltanto dell’aborto. E su questo non si può discutere. Scusami, ma è la verità!». Hanno protestato in tanti, il primo ministro belga, seguace di Macron, ha convocato il Nunzio Apostolico in Belgio per chiedere chiarimenti, la Federazione SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) ha contestato al Papa il fatto di avere usato il termine “sicari” rivendicando l’applicazione della legge n.194/78. Quando si tocca la vita nascente, con le parole, con un farmaco abortivo o mediante un aspiratore o un ferro chirurgico è sempre più difficile separare le opinioni dal dato oggettivo e chi lo fa viene tacciato di integralismo. Ma entriamo nel merito della questione. Come informa la l’associazione LAIGA (Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194) sul suo sito, si può praticare l’aborto farmacologico o l’aborto chirurgico, quanto al primo «si può accedere a questo tipo di interruzione se si è nei primi 63 giorni di gravidanza, ossia entro la nona settimana. […] La somministrazione dei farmaci abortivi avviene in due riprese: la prima somministrazione è quella del farmaco mifepristone (noto come RU486), dopo 48 ore, segue quella di misoprostolo (Cytotec) che consiste generalmente in due compresse da lasciar sciogliere sotto la lingua. A distanza di circa 3 ore dalla seconda somministrazione solitamente si verifica la conclusione dell’evento abortivo attraverso perdite simili alla mestruazione e si controlla ecograficamente la buona riuscita dell’interruzione di gravidanza. Nei rari casi di insuccesso abortivo, la donna prosegue il ricovero, viene effettuata nuovamente l’ecografia e si valuta eventualmente la possibilità di un’ulteriore somministrazione del secondo farmaco, o dell’esecuzione dell’intervento mediante tecnica chirurgica». Quanto al secondo «l’intervento si chiama isterosuzione e viene eseguito in anestesia locale o generale. Durante l’intervento, viene dilatato il collo dell’utero in modo da poter entrare con una cannula (metodo Karman) e si esegue l’aspirazione del contenuto. Raramente l’intervento può essere eseguito con una curette di acciaio, come nel classico ‘raschiamento dell’utero’ (RCU, revisione della cavità uterina)». È evidente che il nodo culturale è tutto qui, “chi” o “cosa” si abortisce? Chi sostiene, promuove e pratica l’aborto spinge a non parlare di “essere umano” almeno fintanto che la legge consenta la “non punibilità” della pratica. Perché? Perché così è più semplice accettarlo. Il Papa rivendica invece l’importanza di conoscere la verità scientifica, biologica. Non – beninteso – la verità di fede. Il comitato nazionale di bioetica, un organismo laico quindi, afferma chiaramente come «pur nella diversità di posizioni, l’embrione non è mai considerato come cosa, ma come “essere appartenente alla specie umana”». Ritornano le parole di Ippocrate, scritte nel V secolo a.C., prima quindi che a Roma si insediasse un pontefice… «Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, nè suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. […] E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro». Siamo proprio sicuri che il papa abbia esagerato con le parole?
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 6 ottobre 2024
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