La scelta di Papa Francesco di canonizzare durante il Giubileo due giovani testimoni del Vangelo come Carlo Acutis (1991-2006) e Pier Giorgio Frassati (1901-1925) era nota da tempo. Ma la grande novità è stata quella di legare questi due esempi di vita, di pienezza, di santità, ciascuno al target cui sono principalmente destinati. Non è una scelta “commerciale” ma di “santificazione”, con modelli facilmente identificabili, secondo la prospettiva della “santità della porta accanto” descritta e promossa nella esortazione “Gaudete et exultate”.
E allora il quindicenne milanese, da tutti considerato patrono di internet in pectore, salirà agli onori degli altari il prossimo 27 aprile nell’ambito del Giubileo dei bambini e degli adolescenti, il ventiquattrenne torinese, invece, dovrà attendere il 3 agosto in occasione del Giubileo dei Giovani.
Ma cos’hanno in comune questi esempi di virtù e perché tra i due possiamo realmente immaginare un passaggio di testimone generazionale?
La loro breve vita è stata spesa con gioia, con passione, con generosità, con altruismo, con ricchezza evangelica. Entrambi sono stati strappati alla vita in maniera improvvisa, l’uno da una leucemia fulminante, l’altro da una meningite fulminante, ma entrambi non si sono fatti trovare impreparati. Avevano vigilato costantemente perché lo sposo, Cristo, non li trovasse distolti da altro.
Tre giorni di agonia prima dell’incontro, come Giona, come Gesù risorto.
Sono andati via troppo presto secondo l’orologio terreno, eppure, entrambi, hanno avuto il tempo sufficiente per vivere una vita piena. Ricca di passioni, di impegni, degli altri.
Entrambi hanno saputo mettere da parte la ricchezza dei beni terreni per non lasciarsi distogliere dalla pienezza spirituale a cui erano chiamati. Entrambi sapevano vedere i poveri che abitavano al di fuori del proprio uscio di casa, entrambi sapevano godere e contemplare la bellezza della natura, del creato, dono di Dio da ammirare e preservare. Entrambi amavano la preghiera, l’intimità d’amore che nella stessa situazione sperimenta.
Carlo Acutis è stato interprete originale di quel cambiamento d’epoca che invita ciascuno ad abitare l’ambiente digitale, a non nascondersi dietro un nickname o uno schermo del PC o dello smartphone ma di farsi testimoni credibili della bellezza del Vangelo. Di lui Papa Francesco ha detto parole di grande coinvolgimento nella Christus vivit, l’esortazione rivolta ai giovani, mostrando un esempio concreto e vicino per vivere gli indecifrabili anni dell’adolescenza.
Pier Giorgio Frassati era un giovane già formato, un piccolo adulto che si affacciava alla vita, e che sentiva il richiamo continuo e costante dell’impegno civile. In un’epoca di scelte di campo. In un’epoca in cui i valori potevano venire sacrificati sull’altare dell’ignavia. Non così per lui così fortemente impegnato a costruire relazioni, amicizie, percorsi.
Se il primo insegna a navigare il mare virtuale dei new media, il secondo ha fatto della montagna la metafora e la meta contemplativa da scalare passo passo.
Se Carlo Acutis rappresenta la stagione dei sogni e dello stupore per la vita, Pier Giorgio Frassati rappresenta la stagione dell’impegno, dell’uscire dal guscio per farsi interpreti del cambiamento sognato.
È ciò di cui i giovani avvertono il bisogno, non a caso pellegrino di Speranza come invita tutti ad essere quest’anno giubilare.
Due testimoni, due date da segnare in agenda, per un passaggio di testimone che aiuti a scegliere il modello da seguire.
In fondo la santità è questa luce, una lampada per i passi da compiere, con l’energia, la gioia, la passione che dovrebbe animare ogni giovane vita.
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 24 novembre 2024]
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