La ludopatia non è un gioco. Eppure il preserale di RaiUno, dietro il sorriso bonario e la simpatia di Stefano Di Martino, e prima di lui di Paolo Bonolis, Pupo, Antonella Clerici, Flavio Insinna, Max Giusti, Carlo Conti, Amadeus, di fatto l’ha fatta entrare nelle case di tutti…
Un format che va avanti dal 2003 e ha sdoganato in prima serata, sulla rete ammiraglia, l’ebbrezza del gioco d’azzardo. Sì perché a differenza di altri giochi a quiz dove sono in palio migliaia di euro, ma richiedono una qualche competenza o abilità, in questo caso è tutto affidato alla sorte, alla strategia psicologica, alla tensione adrenalinica. Tutto risponde a una logica. Lo Stato ha nel gioco d’azzardo una leva fiscale importante che finanzia il settore delle entrate. Poco importa allo Stato “biscazziere” se questa cultura del gioco d’azzardo riduce sul lastrico le famiglie e si sta traducendo in una piaga sociale allarmante. Che la prima serata di RaiUno viva di questa “adrenalina” è molto meno innocuo di quanto si vuole far credere. Tutti incollati davanti alla TV come a un tavolo da gioco, l’ebbrezza dell’azzardo servita come aperitivo o come dessert…
La Chiesa è tra le poche realtà sociali che denuncia da tempo questa deriva e i drammi che il gioco d’azzardo, la ludopatia, insinuano nella vita delle persone.
Il gioco d’azzardo è per il Papa un «cancro sociale» che distrugge «le menti, le anime, e anche i corpi». La cultura della nostra società del “tutto e subito”, dell’adrenalina a buon mercato, spinge a perdere la bussola e a ritrovarsi smarriti nelle piaghe dei debiti, del ricatto, dell’usura. Non a caso Papa Francesco lega profondamente questi due aspetti: «azzardo e usura generano continui fallimenti, non solo economici, ma anche famigliari e esistenziali».
Una cosa è il gioco come intrattenimento, come occasione di vivere con leggerezza la bellezza dello stare insieme, come momento per rallentare, per fermarsi insieme, in famiglia, tra amici.
In queste vacanze di Natale avremo proprio l’opportunità di riassaporare la bellezza del condividere del tempo in maniera spensierata. Giocare sul filo del rischio, puntare sulla fortuna e non sulle abilità, isolarsi nella sfida alla “dea fortuna”, inseguire il “pathos”, è ciò che snatura il “ludus”, il gioco. Bisogna porre molta attenzione a come si vivono le esperienze, a cosa si nasconde nel cuore, e ai frutti che il gioco è in grado di generare. Bene o male, relazione o isolamento, amicizia o conflitto, gioia o insoddisfazione…
Già nel 2010, quando era ancora Arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio aveva lucidamente analizzato il gioco d’azzardo nella sua dinamica non solo sociale ma anche spirituale. Un cedimento alle menzogne del maligno che si insinua nel cuore degli uomini in maniera subdola, dietro la parvenza di illusorie ebbrezze. Eppure è necessario non demordere e denunciare ciò che è sbagliato o che rappresenta un pericolo, fosse anche un “banale” programma televisivo.
Non sembri un’esagerazione. È sintomo di una mentalità, che si fa cultura, che si fa abitudine, che normalizza la logica del gioco d’azzardo: «il diavolo è il padre della menzogna. Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della sofisticazione, il fascino di essere “moderni”, di essere “come tutti gli altri”. Egli ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d’azzardo e nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi. Trascuriamo di rimanere centrati sulle cose che realmente contano».
Quante vite sono state distrutte dal gioco d’azzardo, quante famiglie sono entrate nel tunnel della disperazione, quanti giovani sono stati introdotti a questa forma di dipendenza, “innocua”, “goliardica”, “normale”, salvo poi ritrovarsi a sprecare il proprio tempo, i propri soldi, i propri affetti, la propria vita per un attimo di ebbrezza. La ludopatia è proprio questo. Abituarci a quella logica dell’azzardo è un rischio che non va mai sottovalutato.
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 15 dicembre 2024]
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