Ogni sera alle 21.00, ora italiana, tutto il mondo si riunisce in preghiera da Piazza San Pietro per recitare il Rosario per Papa Francesco, ricoverato da giorni al Policlinico Gemelli. Un’esperienza di comunione che risponde a quella che è stata sin da subito la prima richiesta di Bergoglio una volta eletto Papa: “pregate per me!”. Lo ha ribadito incessantemente in ogni occasione pubblica e in ogni incontro privato prima di congedarsi: “pregate per me!”.
Con la sua consueta ironia, più di recente aveva voluto precisare: “pregate per me… in bene però…”
Ed è quello che la Chiesa sta facendo. L’iniziativa, anticipata dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Zuppi dalla sua Bologna la scorsa domenica, ha visto in settimana i cardinali riunirsi quotidianamente guidando a turno il Santo Rosario da Piazza San Pietro.
È diventato così un appuntamento per tanti, i romani raggiungono Piazza San Pietro e gli altri si sintonizzano su TV 2000; una comunione di preghiera per assicurare il sostegno dei cristiani al proprio Pastore. In maniera organica, puntuale, organizzata. Per mostrare la presenza d’affetto e d’amore nei confronti di un pontefice che con la sua spontaneità ha saputo mostrare a tanti il volto di Gesù, il volto del suo Vangelo.
Una Chiesa “in uscita”, attenta ai dolori degli ultimi, degli emarginati, delle periferie umane ed esistenziali, dei vicini e dei lontani. E sono proprio tanto i vicini quanto i lontani che vedono in questa testimonianza di preghiera la capacità di riscoprirsi fratelli.
È una preghiera che confida nella volontà di Dio.
Nella preghiera cristiana per i sofferenti si chiede umanamente la guarigione nella consapevolezza che l’esito è nelle mani di Dio, che prepara e conduce al bene, qualunque esso sia. Anche laddove sia diverso dall’esito sperato. È con questa serenità che si prega per i propri cari che vivono la malattia, è con la medesima serenità con cui si prega per il Santo Padre.
Lasciando da parte strumentalizzazioni e dietrologie, il popolo di Dio prega, vive, ama. È questa la forza della preghiera comunitaria. Lo si fa con lo strumento che maggiormente lega la meditazione sulla vita di Cristo e l’affidamento alla Mamma celeste, il Santo Rosario.
Ogni giorno si meditano “misteri” diversi, cinque momenti della vita di Gesù suddivisi per temi omogenei che disegnano un percorso di elevazione spirituale. La domenica e il mercoledì si meditano i misteri della Gloria (Risurrezione, Ascensione al Cielo, dono dello Spirito Santo, Assunzione di Maria e regalità universale della Madre di Dio); il lunedì e il sabato i misteri della Gioia (Annuncio dell’Angelo a Maria, Visita a Sant’Elisabetta, Nascita di Gesù, Presentazione di Gesù neonato al Tempio e Ritrovamento di Gesù bambinetto tra i Dottori del Tempio); il martedì e il venerdì i misteri del Dolore (la preghiera nell’orto degli ulivi, la tortura dopo la cattura, l’incoronazione di spine, la salita al calvario e la morte sulla croce); il giovedì i misteri della luce (il battesimo al fiume Giordano, il primo miracolo alle Nozze di Cana, l’annuncio del Regno di Dio, la Trasfigurazione sul Monte Tabor e l’istituzione del dono eucaristico).
Ogni giorno ha il suo “perché”, come nella vita di ciascuno. La bellezza del Santo Rosario è la capacità di accogliere la Parola di Dio lasciando che la vita di Gesù scandisca i tempi alle nostre esperienze quotidiane, alle gioie e ai dolori, alle preoccupazioni e alle sofferenze.
È un tempo di Chiesa, vero, autentico. Con le distrazioni che si legano a momenti di profonda interiorizzazione. C’è l’uno e c’è l’altro. Senza “perfezione”, senza imbarazzi. Come catturano sovente anche le telecamere e la regia televisiva. Ma ci si ferma tutti insieme, con le nostre fragilità, attorno al Santo Padre.
È una forza d’amore che lo sostiene e lo accompagna, come faremmo per un padre o una madre, per un figlio o un amico, per un marito o una moglie. È l’amore di Cristo che vive nelle relazioni umane; è la forza dello Spirito Santo che si fa Chiesa, che si fa preghiera.
(c) Vito Rizzo 2025
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 2 marzo 2025]
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