MEDITARE CON LA VIA CRUCIS

Una delle esperienze che si può fare camminando per le stradine della città vecchia a Gerusalemme è quella di imbattersi nelle tappe della Via Crucis, un cammino che rievoca i momenti e i luoghi che nel corso della giornata del Venerdì Santo hanno portato Gesù dalla condanna a morte alla crocifissione.

Proprio l’orario della morte di Gesù, le 15.00 del pomeriggio, è quello che caratterizza anche il “pio esercizio” in ogni parte del mondo, soprattutto nel tempo di Quaresima.

In tutte le Parrocchie, infatti, i venerdì di Quaresima sono dedicati a questa esperienza di preghiera e meditazione che aiuta ad accompagnare la consapevolezza che ciascuno è chiamato a maturare fino al Triduo Pasquale. Le origini di questa pratica devozionale si fanno risalire al XIII secolo, probabilmente in ambito francescano.

Il desiderio dei fedeli era quello di riprodurre le tappe più significative che avevano accompagnato Gesù fino al Calvario, di qui l’individuazione di quattordici stazioni nelle quali sostare e meditare l’esperienza vissuta da Gesù. Di certo oggi come allora non a tutti è data la possibilità di andare in Terra Santa, di qui il desiderio di riprodurre il cammino evocativo dell’esperienza di Gesù anche nelle Chiese o nei percorsi che scandiscono il pellegrinaggio ai Santuari.

Man mano la pratica devozionale ha preso sempre più piede e non c’è Chiesa che non riproponga alle pareti il percorso con le quattordici stazioni. Alcuni ne aggiungono una quindicesima, la Resurrezione, ma prevalentemente le tappe del cammino terminano con la morte di Gesù sulla croce e la sua deposizione. Occorre chiarire che non tutti gli episodi rievocati sono presenti nei Vangeli, ma alcuni sono talmente presenti nella tradizione popolare che hanno acquisito da sempre una piena riconoscibilità.

Ogni sosta ha un senso, ogni tappa ha un valore, ogni stazione ha il compito di farci fermare. Fermarsi, pregare, fare esperienza del momento e associare Gesù alla propria vita.

Di qui anche le diverse meditazioni che vengono proposte: partendo dallo stesso episodio, rievocando il medesimo passo della Scrittura, eppure Parola viva e nuova per le diverse condizioni di vita.

Ci sono meditazioni per le comunità locali, per i giovani, per gli anziani, per i detenuti. La Parola di Dio e l’esperienza di Gesù sono il linguaggio universale che parla al cuore di ciascuno.

Nella prima Stazione si ricorda la condanna a morte di Gesù all’alba del venerdì, nella seconda l’inizio del cammino con il peso della croce sulle spalle, nella terza c’è la prima caduta di Gesù, nella quarta l’incontro con la madre Maria che ne vive impotente il drammatico supplizio, nella quinta Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene, nella sesta il sollievo datole da Santa Veronica (episodio che i Vangeli non raccontano), nella settima Gesù cade per la seconda volta, nell’ottava Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme sul dolore preannunciato nell’Antico Testamento, nella nona Gesù cade per la terza volta, nella decima Gesù è spogliato delle vesti, nell’undicesima è inchiodato sulla croce, qui i Vangeli ci danno un orario preciso, mezzogiorno, nella dodicesima Gesù muore in croce e anche qui l’orario è noto, le 15.00. Dopo la morte di Gesù, prima che il sole tramonti e inizi lo Shabbat, il Sabato, giorno di riposo assoluto per gli ebrei, Gesù è deposto dalla croce, tredicesima stazione, e poi adagiato nel sepolcro, quattordicesima stazione. Vivere questi momenti aiuta il cristiano a comprendere con maggiore pienezza il senso profondo del Mistero della Pasqua: la Passione e la Morte di Gesù prima della sua Resurrezione. È quello che caratterizza anche il percorso di vita: l’esperienza del dolore che però si apre alla Speranza. In fondo è questo il cuore del messaggio di Gesù. Un messaggio del quale il mondo ha sempre più bisogno.

(c) Vito Rizzo 2025

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 16 marzo 2025]

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