Se ci aspettavamo che il Sinodo mostrasse di aver colto l’esigenza di riforma pastorale che vive la Chiesa nel mondo contemporaneo, ciò che è accaduto in settimana a Roma non può che aprirci alla fiducia. I Vescovi italiani hanno deciso di rinviare le loro decisioni per ascoltare realmente quanto sui singoli punti di riflessione avevano maturato lungo il cammino i 900 delegati e con loro le diverse espressioni della Chiesa locale che avevano contribuito a condividere ansie, preoccupazioni, aspettative, slanci, attenzioni, sensibilità che si vivono nel concreto della vita di ogni giorno. Una complessità che non poteva essere liquidata con le soluzioni più o meno illuminate che erano confluite nelle 50 proposizioni portate ai voti dell’Assemblea.
Mercoledì pomeriggio la Presidenza del Comitato del Cammino sinodale ha preso atto dell’impossibilità di riformulare il testo in tempi brevi (poche ore) e di portarlo alla votazione giovedì mattina, nell’ultima riunione dell’Assemblea. Il Consiglio permanente della Cei, riunito in sessione straordinaria la sera di mercoledì, ha deciso così di proporre all’Assemblea il prolungamento del Cammino sinodale: una terza Assemblea sinodale il 25 ottobre, spostando di conseguenza anche l’Assemblea ordinaria della Cei a metà novembre. Si è deciso di non decidere quanto non era ancora pienamente condiviso, si è deciso di continuare a camminare, di continuare ad ascoltarsi, di continuare a discernere per cogliere appieno il senso di quello “stile sinodale” che deve essere la forza della Chiesa per raccogliere le sfide pastorali del tempo presente. Papa Francesco nella Evangelium gaudium ci aveva del resto già offerto questo nuovo paradigma: la Chiesa è chiamata a riconoscersi come un poliedro in cui la sintesi non è omologazione.
Per guardarsi allo specchio in profondità, per cogliere le sfumature, per scorgere con autenticità i diversi modi in cui lo Spirito sta ri-vitalizzando la Chiesa occorre del tempo più? E allora va bene mettersi in ascolto dello Spirito. Senza preoccuparsi di un’agenda che salta…
Al di là delle letture strumentali che si sono date a questa decisione chi ha partecipato ai lavori ha lasciato l’Assemblea con la gioia nel cuore, con la consapevolezza che le centinaia di riunioni vissute in questi anni non fossero “di facciata” ma un passo fondamentale della stessa capacità della Chiesa di guardarsi dentro. Come ha spiegato il presidente della CEI Matteo Zuppi «ci è sembrato necessario, considerando le questioni che sono emerse, di più tempo per arrivare a delle decisioni». I delegati hanno votato a larghissima maggioranza (su 854 votanti i favorevoli sono stati 835) la mozione con cui si stabilisce che il testo delle Proposizioni, dal titolo “Perché la gioia sia piena”, venga affidato alla presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale perché «provveda alla redazione finale accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi».
Compito del Sinodo era “avviare processi” più che “proteggere spazi”. I Vescovi hanno avuto l’umiltà di riconoscerlo, riscontrando nel popolo di Dio che è stato chiamato a raccolta un “luogo teologico” in cui lo Spirito, operando con generosità e con originalità, sta cercando di “dire qualcosa”. Si rischiava – per la fretta – di vanificare questa grande occasione; si è scelto invece di avere coraggio. Grazie!
(c) Vito Rizzo 2025
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 6 aprile 2025]
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