DOMENICA DELLE PALME: CRONACA DI UN DELITTO ANNUNCIATO

Quello che ci propone la liturgia della Chiesa nella Domenica delle Palme è la cronaca di un delitto annunciato. C’è un antefatto, l’ingresso trionfante di Gesù a Gerusalemme e contestualmente le cospirazioni che lo porteranno a un arresto ingiusto, a processi farsa e a una condanna a morte che era già scritta nelle menti dei suoi oppositori e che stravolge tutte le regole del diritto per essere realizzata.

Un delitto annunciato, commissionato dal sinedrio e realizzato con la complicità del potere romano che – per realismo politico – accondiscende agli umori della folla. Ma andiamo con ordine: Gesù fa l’ingresso a Gerusalemme su un puledro tra ali di folla festanti; ci dice l’evangelista Luca che «mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”» (Lc 19, 36-40).

I giorni che trascorrono a Gerusalemme sono tra i più complicati, Luca al capitolo 21 ci dice che «durante il giorno insegnava nel tempio; la notte, usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. E tutto il popolo di buon mattino andava da lui nel tempio per ascoltarlo» (Lc 21, 37-38). Ma nel capitolo 20 ci racconta pure di episodi specifici, uno dei più famosi è certamente quello del tributo a Cesare, utile a capire il clima di contrapposizione che si respirava in quei giorni: «Si misero a spiarlo e mandarono informatori, che si fingessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore. Costoro lo interrogarono: “Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità. È lecito, o no, che noi paghiamo la tassa a Cesare?”. Rendendosi conto della loro malizia, disse: “Mostratemi un denaro: di chi porta l’immagine e l’iscrizione?”. Risposero: “Di Cesare”. Ed egli disse: “Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio”. Così non riuscirono a coglierlo in fallo nelle sue parole di fronte al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero» (Lc 20, 20-26).

Il racconto di Luca ci riferisce delle trame che vengono ordite alle spalle di Gesù «Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano in che modo toglierlo di mezzo, ma temevano il popolo. Allora Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era uno dei Dodici. Ed egli andò a trattare con i capi dei sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo a loro. Essi si rallegrarono e concordarono di dargli del denaro. Egli fu d’accordo e cercava l’occasione propizia per consegnarlo a loro, di nascosto dalla folla». (Lc 22, 1-6). Dopo l’ultima cena, Gesù – come d’abitudine – si ritira nell’orto del Getsemani, appena fuori le mura di Gerusalemme, per pregare e proprio lì viene catturato: «Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?” (Lc 22, 47-48). La notte passa tra sevizie e umiliazioni: «E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: “Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?”. E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo. Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio e gli dissero: “Se tu sei il Cristo, dillo a noi”. Rispose loro: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio”. Allora tutti dissero: “Tu dunque sei il Figlio di Dio?”. Ed egli rispose loro: “Voi stessi dite che io lo sono”. E quelli dissero: “Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca”» (Lc 22, 63-71). Lo vogliono morto ma non ne hanno l’autorità e quindi lo portano da Pilato per farlo condannare «Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: “Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re”» (Lc 23, 1-2). Falso. Pilato infatti lo manda da Erode «Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode […] lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla.  Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo.  Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato» (Lc 23, 6-11). Gesù ritorna quindi da Pilato: «Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: “Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte» (Lc 23, 13-15). E allora com’è che Gesù di lì a poche ore si troverà inchiodato su una croce? Colpa della folla: «Ma essi si misero a gridare tutti insieme: “Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!” […] insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere» (Lc 23, 18; 23-25). Gesù viene condannato a morte senza che la legge ebraica lo consentisse, senza che l’Autorità romana ne avesse motivazioni giuridiche. Doveva essere ucciso. Nonostante la sua innocenza. Ecco la cronaca di un delitto annunciato.

(c) Vito Rizzo 2025

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 13 aprile 2025]

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*