La Parola di Dio ci guida ad interpretare le vicende della vita rileggendo in esse la presenza pedagogica del Signore. Nei giorni così duri che abbiamo attraversato ha riecheggiato spesso in me un versetto del Salmo 89 «Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore». È forse questa la chiave per (ri)contare i giorni trascorsi e provare a (rac)contare cosa ci hanno insegnato.
- Questi giorni ci hanno insegnato che non siamo i padroni del tempo e della storia, non siamo i padroni del creato, non siamo invincibili o onnipotenti. Siamo creature. Perciò quando ci sentiamo creatori indiscussi e nichilisti del nostro destino, ricordiamoci che, forse, qualcosa non torna…
- Questi giorni ci hanno insegnato che nelle difficoltà l’esperienza di Dio si fa presente in noi non come calcolato rifugio ma come naturale certezza. Ricordiamocene quando Dio ci sembra un ostacolo al nostro arbitrio che fa cattivo uso della libertà.
- Questi giorni ci hanno insegnato che non possiamo dare per scontato la comodità, la routine sacramentale. Possiamo rendere presente Dio nella nostra quotidianità domestica, nella preghiera personale e comunitaria, ma la gratuità del dono sacramentale va vissuta con la consapevolezza che non ne siamo, anche qui, i padroni.
- Questi giorni ci hanno insegnato che si può morire in solitudine, che si può morire senza ragione e senza preavviso, che i più fragili sono le persone che alle volte diamo più per scontate, i nostri genitori, i nostri nonni. Tanti se ne sono andati senza il conforto dell’ultimo saluto, di una carezza, un ultimo bacio, di un ultimo abbraccio. Finito l’isolamento del Covid non rifuggiamo nell’isolamento dei nostri egoismi. Quel bacio, quella carezza, quell’abbraccio lasciamo che giunga a destinazione.
- Questi giorni ci hanno insegnato che i social possono essere uno strumento di servizio che mette in modo la catena della solidarietà umana, ma possono anche essere strumento e vetrina delle più becere pulsioni dell’animo umano. Siamo chiamati ad un uso responsabile di megafoni dei quali non possiamo controllare la diffusione ma il contenuto del messaggio sì. E allora, prima di ogni post, pensiamo che abbiamo di fronte la vita “vera”, di persone “vere”.
- Questi giorni ci hanno insegnato che la nostra famiglia, i nostri affetti non sono una dependance del nostro cuore. È lì che possiamo costruire condivisione e armonia. È certo un cammino impegnativo, non semplice, ma è il cammino più autentico della nostra vita.
- Questi giorni ci hanno insegnato che non si vive da soli ma nell’essere comunità, che il tutto sorregge la parte e la parte, ciascuno di noi, può contribuire a rendere il tutto più povero o più ricco. Tornando alla normalità non rubiamo il futuro a nessuno, non rubiamo la speranza, non rubiamo la dignità. Tornando alla normalità ricordiamoci degli altri esseri umani, ricordiamoci di essere umani.
- Questi giorni ci hanno insegnato che la verità non è un optional. Che non c’è vera libertà senza verità, che non c’è vera bellezza senza verità, che non c’è vero gusto nella vita e della vita senza verità.
- Questi giorni ci hanno insegnato che la nostra vita è ricca della presenza degli altri. Che siamo persone in relazione e che la bontà della nostra vita dipende tanto dalla bontà delle relazioni che siamo capaci di costruire, riconoscere, alimentare.
- Questi giorni ci hanno insegnato che la nostra vita è ricca di doni, che la “roba” non è tutto. Che la vita si arricchisce di altro e che possiamo scegliere di cosa riempirla, di vuoti o di pieni, di cose effimere o di valori veri. La nostra vita è un dono del quale – come disse ai giovani San Giovanni Paolo II – siamo chiamati «a farne un capolavoro».
Tutto questo, forse, questi giorni ce lo hanno insegnato. Chissà se noi lo abbiamo imparato.
© Vito Rizzo 2020
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