Mi spiace. Anzi no, non mi spiace affatto.
Non mi convincerete mai che quello che L’Espresso rivendica come il migliore dei mondi possibili sia una cosa giusta.
La negazione dell’umano, della diversità e la costruzione di una omologazione fluida a me sembra sbagliata e non ho intenzione di tacere.
E non ci provate nemmeno: dire che mi fa ribrezzo l’ideologia sottesa alla copertina dell’Espresso non è omofobia ma buonsenso.
Dissentire da questa idiozia ideologica non significa non avere rispetto dell’altro, del diverso.
Tutt’altro, significa riconoscerlo nella sua bellezza e nella sua originalità creaturale, qualunque sia. Qualunque siano le sue preferenze sessuali e qualunque siano le sue scelte di genere. Azzerare la bellezza della differenza e le peculiarità della differenza è questo sì violento.
E se per dire queste cose, laddove malauguratamente il DDL Zan venisse approvato così com’è, ciò mi costasse la galera, andrei in galera. Con la dignità del rispetto che io, e non i promotori di questo obbrobrio giuridico, posso fieramente mostrare.
Preferisco la fedina penale sporca per un’ingiustizia subita, che non una coscienza sporca per non aver voluto difendere una giusta causa.
Il DDL Zan non mi piace, la copertina dell’Espresso non mi piace, l’ideologia gender non mi piace. E lo dico sebbene io ami i miei fratelli e le mie sorelle omosessuali, ami i miei fratelli e le mie sorelle che hanno orientamenti e convinzioni diverse dalle mie, ma non amo la violenza ideologica.
È la storia che si ripete. Sono gli stessi brividi di freddo che ho provato anni fa leggendo 1984 di George Orwell. 2+2 fa 4, non 5. E se dovrò andare in galera per affermarlo, ci andrò.
Con dignità. Quella che tanti politici, anche tra quelli che in passato ho sostenuto, sembrano aver smarrito per biechi calcoli elettorali, per paura o per deliberata ignoranza.
(c) Vito Rizzo 2021
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