Sono giorni che, in un modo o in un altro, Papa Francesco sembra voler dare delle coordinate per poter vivere appieno il cammino di Quaresima. Nell’incontro dell’8 febbraio con il Dicastero per il Clero, il Santo Padre ha insistito sull’importanza della formazione permanente e qualche giorno dopo, nella catechesi dell’8 febbraio, ha invitato a non lasciarsi ingabbiare dall’accidia ma di coltivare la “pazienza della fede”. Occorre riscoprire la “generatività del servizio”. Farlo può aiutare a vivere il cammino di Quaresima con l’umiltà e la fiducia che serve anche ai fedeli non soltanto per “convertirsi” ma anche per “riconciliarsi”, con sé stessi ma anche, forse, con la Chiesa. Occorre «mettere l’altro al centro, facendo emergere la sua bellezza, il bene che che porta dentro, mettendo in luce i suoi doni e anche le sue ombre, le sue ferite e i suoi desideri». Come sottolinea Papa Francesco «il prete che viene formato così, a sua volta si mette a servizio del popolo di Dio, è vicino alla gente e, come Gesù ha fatto sulla croce, si fa carico di tutti. […] Questo è il segreto di una pastorale generativa: non una pastorale in cui siamo noi al centro, ma una pastorale che genera figlie e figli alla vita nuova, che porta l’acqua viva del Vangelo nel terreno del cuore umano e del tempo presente». Ecco il segreto!
Nella celebrazione del Mercoledì delle Ceneri questo invito è sembrato riecheggiare proprio alla luce del percorso che ciascuno è chiamato a vivere per prepararsi alla Pasqua: «Entra nel segreto: questo è l’invito che Gesù rivolge ad ognuno di noi all’inizio del cammino della Quaresima».
Entrare nel segreto significa ritornare al cuore (cfr Gl 2,12). 40 giorni di cammino, 40 giorni come tempo necessario, come tempo da spendere, da dedicare, da vivere in pienezza. Sottolinea il Papa che «la Quaresima ci immerge allora in un bagno di purificazione e di spoliazione: vuole aiutarci a togliere ogni “trucco”, tutto ciò di cui ci rivestiamo per apparire adeguati, migliori di come siamo. Ritornare al cuore significa ritornare al nostro vero io e presentarlo così com’è, nudo e spoglio, davanti a Dio. Significa guardarci dentro e prendere coscienza di chi siamo davvero, togliendoci le maschere che spesso indossiamo, rallentando la corsa delle nostre frenesie, abbracciando la vita e la verità di noi stessi. La vita non è una recita, e la Quaresima ci invita a scendere dal palcoscenico della finzione, per tornare al cuore, alla verità di ciò che siamo. Tornare al cuore, tornare alla verità».
Un cammino che si è aperto con un gesto simbolico, le ceneri poste sul nostro capo e che, come continua Papa Francesco «ci invitano a riscoprire il segreto della vita. Ci dicono: fino a quando continuerai a indossare un’armatura che copre il cuore, fino a quando a camuffarti con la maschera delle apparenze, a esibire una luce artificiale per mostrarti invincibile, resterai vuoto e arido. Quando invece avrai il coraggio di chinare il capo per guardarti dentro, allora potrai scoprire la presenza di un Dio che ti ama e ti ama da sempre; finalmente si frantumeranno le corazze che tu ti sei costruito e potrai sentirti amato di un amore eterno».
È importante non dimenticare chi siamo, da dove veniamo e verso quale direzione vogliamo camminare. Di-menticare, levare dalla mente. Ma ancor più s-cordare, levare dal cuore. L’invito del Papa in questo cammino di Quaresima è quello di fermarsi, ritornare al cuore: «Senza accorgercene, ci ritroviamo a non avere più un luogo segreto in cui fermarci e custodire noi stessi, immersi in un mondo in cui tutto, anche le emozioni e i sentimenti più intimi, deve diventare “social” – ma come può essere sociale ciò che non sgorga dal cuore?-. Persino le esperienze più tragiche e dolorose rischiano di non avere un luogo segreto che le custodisca: tutto dev’essere esposto, ostentato, dato in pasto alla chiacchiera del momento. Ed ecco che il Signore ci dice: entra nel segreto, ritorna al centro di te stesso. Proprio lì, dove albergano anche tante paure, sensi di colpa e peccati, lì il Signore è disceso, è disceso per sanarti e purificarti. Entriamo nella nostra camera interiore: lì abita il Signore, la nostra fragilità è accolta e siamo amati senza condizioni».
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul Quotidiano Le Cronache di Salerno, domenica 18 febbraio 2024]
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