COMPRARE UN BAMBINO, FITTARE UNA MADRE

La deriva ideologica che ormai caratterizza incessantemente qualsiasi dibattito pubblico ha portato quale fine umorista a ironizzare sulla pratica dell’utero in affitto, riconosciuto come reato universale dal parlamento italiano, attraverso un accostamento con il mistero del concepimento del Figlio di Dio, affidato al grembo della Vergine Maria. Un accostamento che denota una profonda ignoranza tanto della materia del contendere, quanto del dato scritturistico. La Vergine Maria è stata a pieno titolo la madre di Gesù, lo ha portato in grembo (Lc 1, 26-38; Mt 1, 18-25), lo ha partorito (Lc 2, 6-8; Mt 2, 1-12), lo ha cresciuto, accompagnato ed educato nella sua infanzia (Lc 2, 42-52), fino ad abbracciarlo in un ultimo saluto ai piedi della croce (Gv 19, 25-27). Piuttosto – se si conoscesse un pochino di più quel testo gravido di umanità che è la Bibbia – anche i più distratti avrebbero potuto scorgere un altro episodio molto più simile all’utero in affitto. Mi riferisco alla vicenda di Abramo, Sarai e Agar: «Sarài, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarài disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di avere prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò l’invito di Sarài» (Gen 16, 1-2). Il cuore di tutta la vicenda è proprio in questo versetto: “il Signore mi ha impedito di avere prole, unisciti alla mia schiava”. Oggi tutti a scandalizzarsi della schiavitù, ma non è forse la schiavitù della povertà una forma diversa delle dinamiche che da sempre assecondano il volere dei potenti? In passato il marito si univa alla schiava per generare l’erede, oggi si fitta l’utero di un’altra donna per generare un figlio.

In questa vicenda non c’entra nulla il fatto se la coppia è eterosessuale o omosessuale (non a caso i dati dicono che a questa pratica ricorrono il 90% delle prime e soltanto il 10% delle seconde). Non c’entra nulla l’omofobia che tanto va di moda, c’entra il fatto che il corpo umano viene commercializzato al punto che in tanti Paesi del mondo, soprattutto quelli con più alti livelli di povertà (sarà un caso?), proliferano le agenzie che vendono questo servizio alle coppie che “possono permetterselo”.

L’abominio di questa pratica non è estraneo nemmeno alla cosiddetta maternità surrogata “solidale”, formula puramente teorica perché nasconde comunque cospicui compensi per le agenzie che la praticano. Commissionare un bambino anziché adottarlo, scegliere magari le caratteristiche genetiche dei genitori naturali con la “garanzia”, se il “prodotto” non soddisfa le aspettative, di rifiutarlo o fare il reso…

Tutto normale se non parlassimo di una vita umana…

Ad inizio anno papa Francesco nel suo discorso al corpo diplomatico ha ricordato come «la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio», definendo «deprecabile» la maternità surrogata, «fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre». È stato proprio il papa ad auspicare che tale pratica venga proibita «a livello universale». La gestazione per altri è regolata in alcuni Paesi (Sud Africa, Albania, Bielorussia, Cipro, Danimarca, Grecia, Ungheria, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Russia, Ucraina, India, Israele, Thailandia, Vietnam, Brasile, Colombia, Ecuador, Stati Uniti, Messico, Uruguay, Australia, Nuova Zelanda, Georgia, Ungheria), non regolata in altri (Algeria, Angola, Benin, Camerun, Ghana, Niger, Nigeria, Uganda, Senegal, Andorra, Belgio, Bosnia Erzegovina, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Romania, Afghanistan, Armenia, Bangladesh, Nord Corea, Sud Corea, Giappone, Nepal, Filippine, Argentina, Porto Rico, Croazia, San Marino, Taiwan, Iran), mentre è illegale in Germania, Austria, Bulgaria, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Lituania, Lettonia, Malta, Norvegia, Svezia, Svizzera, Arabia Saudita, Azerbaijan, Cambogia, Singapore, Costa Rica, Montenegro, Repubblica Domenicana, Turchia. Il “trucco” per i cittadini dei Paesi in cui è vietata è andare in un Paese diverso, soprattutto in uno di quelli in cui la pratica non è regolata, e far registrare il bambino al rientro da parte dei genitori “committenti”. Con il riconoscimento del reato universale si introduce un forte deterrente non soltanto morale ma legale. Siamo proprio sicuri che sia un errore?

(c) Vito Rizzo 2024

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 20 ottobre 2024]

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