L’estate per tanti corrisponde a settimane di grande attività – basti pensare a quanti, anche nel nostro territorio, sono impegnati nei servizi turistici e di ospitalità – ma generalmente per la gente comune questo periodo corrisponde all’occasione di donarsi un tempo di pausa dal lavoro quotidiano. Già i romani sottolineavano l’importanza del tempo dell’ozio che serviva a riequilibrare il tempo del neg-ozio, dell’attività lavorativa. Ma ancor prima l’importanza di un tempo di pausa dal lavoro è espresso nel mondo giudaico-cristiano dal racconto biblico della creazione: Dio si dà da fare sei giorni per creare il mondo ma il settimo “si riposò”; il settimo giorno, lo Shabbat, il Sabato. Quello che all’epoca era considerato l’ultimo giorno della settimana, poi sostituito dalla Domenica, il Giorno del Signore, è ora soppiantato nuovamente dalla frenesia del paganesimo moderno: correre, correre, correre, senza fermarsi mai… anche nel tempo del “riposo”… In fondo è anche questo il rischio a cui andiamo incontro durante l’estate, non riposarsi ma intasarsi di svaghi, con il rischio di tornare più stanchi di quando siamo partiti…
È giusto divertirsi ma senza eccessiva frenesia, senza l’esigenza di fare mille cose ad ogni costo; non è questo il senso del tempo del riposo… Il nostro corpo, la nostra mente, la nostra persona, i nostri affetti, le nostre famiglie hanno bisogno di fermarsi per riassaporare il gusto del tempo che scorre lento e che ci dà il tempo di guardarsi, di vedersi, di ri-conoscersi, di ri-cercarsi, di ri-trovarsi. In fondo il consumismo relazionale dei nostri giorni è anche effetto di questa mancanza di spazio per la ricerca interiore, di sé e dell’altro. Noi siamo tempo, solo così ci accorgeremo che non possiamo lasciarci dettare i tempi della vita dal refrain “non ho tempo…” Abbiamo il tempo che siamo in grado di donarci e di donare agli altri perché noi siamo il nostro tempo. Qualche anno fa nel meditare i dieci comandamenti Papa Francesco si è voluto soffermare proprio sul senso del “santificare le feste”, ossia santificare il riposo: «Sembra un comando facile da compiere, ma è un’impressione errata. Riposarsi davvero non è semplice, perché c’è riposo falso e riposo vero». Occorre riflettere seriamente sulla questione: «La società odierna è assetata di divertimenti e vacanze. L’industria della distrazione è assai fiorente e la pubblicità disegna il mondo ideale come un grande parco giochi dove tutti si divertono. Il concetto di vita oggi dominante non ha il baricentro nell’attività e nell’impegno ma nell’evasione. Guadagnare per divertirsi, appagarsi. L’immagine-modello è quella di una persona di successo che può permettersi ampi e diversi spazi di piacere. Ma questa mentalità fa scivolare verso l’insoddisfazione di un’esistenza anestetizzata dal divertimento che non è riposo, ma alienazione e fuga dalla realtà».
Il riposo è un tempo “reale”, da vivere, non è fuga dalla realtà. Al di fuori della realtà c’è solo il vuoto, umano, esistenziale. E ciò vale anche per il tempo del riposo. Proprio perché il tempo del riposo rimanda al tempo della Creazione, bisogna interpretarlo e viverlo come il tempo della “contemplazione”: «È il tempo per guardare la realtà e dire: com’è bella la vita! Al riposo come fuga dalla realtà, il Decalogo oppone il riposo come benedizione della realtà».
Ecco che allora anche questo tempo estivo deve diventare l’occasione per ritrovarsi e per riscoprire – perché no? – anche il senso autentico della Domenica. Il riposo è il tempo “mistico”, spirituale per eccellenza. Ma occorre scegliere un riposo vero, quello che dona la pace al cuore, che sa insaporire le relazioni che vivono la fiacchezza della routine quotidiana, che aiuta a ritrovare il gusto dello stare insieme, al mare, in montagna, circondati dalla bellezza, attorno a una tavola, in una passeggiata.
Il riposo è donare tempo a sé stessi e al proprio cuore; riposarsi dalla frenesia per lasciare spazio a ciò che conta davvero. Riposarsi per ri-posare il cuore dove conta davvero, in altri termini non fuggire ma restare…
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 21 luglio 2024]
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