RIDERE FA BENE! PAROLA DI DIO

Quando si prende un po’ di familiarità con la Bibbia si scopre che Dio ha un gran senso dell’umorismo, non soltanto quando gioca con i paradossi per “rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili” come ci ricorda anche Maria Nel Magnificat. L’umorismo serve a non prendersi troppo sul serio e se Dio stesso è dotato di autoironia, ancor più l’uomo dovrebbe imparare a farlo ricordandosi, come recita una nota frase da t-shirt che “Dio c’è, ma non sei tu…”. Qualche giorno fa Papa Francesco ha voluto incontrare gli artisti dell’umorismo che da ogni parte del mondo hanno raggiunto Roma per parlare e scherzare un po’ con un papa a cui certo non difetta il senso dell’umorismo. Come ha sottolineato il papa gli artisti sono chiamati a coltivare il dono di far ridere: «In mezzo a tante notizie cupe, immersi come siamo in tante emergenze sociali e anche personali, voi avete il potere di diffondere la serenità e il sorriso». La comicità – quando non è faziosa o ideologica (e ahinoi troppo spesso succede) – ha spesso «la capacità di parlare a persone molto differenti tra loro, di generazioni e provenienze culturali diverse». È una facile constatazione – ha sottolineato ancora il papa – che «il riso è contagioso. È più facile ridere insieme che da soli: la gioia apre alla condivisione ed è il miglior antidoto all’egoismo e all’individualismo. Ridere aiuta anche a rompere le barriere sociali, a creare connessioni tra le persone. Ci permette di esprimere emozioni e pensieri, contribuendo a costruire una cultura condivisa e a creare spazi di libertà».

Proprio all’inizio del suo pontificato Papa Francesco aveva esordito dicendo che la prima parola da ricordare per ogni cristiano è la “gioia”, di qui l’invito a non essere uomini e donne tristi. Quanti musi lunghi escono spesso dalle Chiesa, l’incontro con Gesù non è così: è gioia! È bellezza! È felicità!

Uno dei documenti più importanti del Concilio Vaticano II – che ha spiegato in che modo la Chiesa dovesse rapportarsi al mondo – prende il titolo di Gaudium et Spes, gioia e speranza. Due approcci alla vita che sono profondamente interconnessi. La prima esortazione apostolica pubblicata da Papa Francesco nel 2013 aveva un titolo simile: Evangelii gaudium, la gioia del Vangelo. Qualche anno dopo l’esortazione sulla santità nella vita quotidiana ha preso il nome di Gaudete et exultate, gioite ed esultate. Il cristiano vive autenticamente la gioia dell’incontro con l’amore di Dio e la mostra agli altri. Di qui l’importanza di assaporare la gioia in maniera corretta, anche attraverso la comicità. Come ha ricordato ancora papa Francesco ai comici: «Il vostro talento è un dono, un dono prezioso. Insieme al sorriso diffonde pace, nei cuori, tra le persone, aiutandoci a superare le difficoltà e a sopportare lo stress quotidiano. Ci aiuta a trovare sollievo nell’ironia e a prendere la vita con umorismo». I comici hanno una grande responsabilità, quella di donare il sorriso, ma non un sorriso sarcastico, saccente, livoroso. No, quella non è vera comicità, è sadismo. L’invito del Papa è molto più ambizioso: «quando riuscite a far sgorgare sorrisi intelligenti dalle labbra anche di un solo spettatore – questo che dirò adesso non è eresia! – fate sorridere anche Dio».

Un altro tabù che il Papa ha voluto infrangere è quello del noto adagio “Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi”: «Si può ridere anche di Dio? Certo, e non è bestemmia questo, si può ridere, come si gioca e si scherza con le persone che amiamo. La tradizione sapienziale e letteraria ebraica è maestra in questo! Si può fare ma senza offendere i sentimenti religiosi dei credenti, soprattutto dei poveri». Il discrimine sta tutto qui.

Ripercorrendo quindi quanto accaduto nell’udienza, è bene concludere con una preghiera di San Tommaso Moro a cui il Papa è molto legato e che fa bene recitare con una certa frequenza: «Dammi Signore, una buona digestione (e anche qualcosa da digerire). Dammi la salute del corpo, (col buonumore necessario per mantenerla). Dammi Signore, un’anima santa, (che sappia far tesoro di ciò che è buono e puro, e non si spaventi davanti al peccato, ma piuttosto trovi il modo di rimettere le cose a posto). Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri e i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa tanto ingombrante che si chiama “io”. Dammi Signore, il senso dell’umorismo, fammi la grazia di capire gli scherzi, perché abbia nella vita un po’ di gioia e possa comunicarla agli altri». Amen!

(c) Vito Rizzo 2024

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 23 giugno 2024]

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*