Sebbene non se ne abbia la piena consapevolezza, alle volte anche nello stesso ambito ecclesiale della fede popolare, la processione del Corpus Domini (“Corpo del Signore”) riveste per la Chiesa Cattolica un’importanza che va ben oltre ogni lettura devozionale o – ahinoi – folkloristica. È l’unica volta in cui per le vie delle città dei paesi, nelle contrade viene esposto e portato in processione il Corpo del Signore. È Gesù che nella presenza eucaristica tocca con i propri passi le strade, le piazze, le case dei singoli fedeli. Entra nel contesto civico – interprete autentico di quella “Chiesa in uscita” – su cui solo il recente magistero di Papa Francesco sembra aver ridonato la giusta attenzione.
L’introduzione di questa festività nel calendario cristiano si deve principalmente a una donna, suor Giuliana di Cornillon, una monaca agostiniana vissuta nella prima metà del tredicesimo secolo. Da giovane avrebbe avuto una visione della Chiesa con le sembianze di una luna piena, ma con una macchia scura, a indicare la mancanza di una festività. Nel 1208 ebbe un’altra visione, ma questa volta le sarebbe apparso Cristo stesso, che le chiese di adoperarsi perché venisse istituita la festa del Santissimo Sacramento, per ravvivare la fede dei fedeli e per espiare i peccati commessi contro il sacramento dell’eucaristia.
La solennità per la Chiesa universale fu istituita ad Orvieto da papa Urbano IV l’11 agosto 1264. È una festa mobile: si celebra il giovedì successivo alla solennità della Santissima Trinità oppure, in alcuni Paesi tra cui l’Italia, la domenica successiva. In questa domenica vedremo le strade addobbate di disegni floreali che fanno da tappeto al passaggio del Signore. La tradizione dell’infiorata caratterizza ancora oggi tanti paesi col pavimento di vie e piazze ricoperto con i petali dei fiori a comporre figure devozionali e motivi geometrici per creare un tappeto di bellezza al passaggio della processione con il Santissimo Sacramento. Ai balconi e alle finestre ciascuna famiglia è chiamata ad esporre le coperte più belle, più ricche di merletti e di ricami, un saluto al passaggio del Re dei Re. Rispetto alle tradizionali processioni in questo caso c’è un’importante novità: mentre si porta in processione, racchiusa in un ostensorio l’Ostia consacrata, a coprirla vi è un baldacchino, proprio a simboleggiare la sacralità dello spazio occupato dal Corpus Domini.
Fin qui tutto bello, affascinante, folkloristico. Eppure sempre più spesso al passaggio del Signore si manifesta una crescente indifferenza, noncuranza. Si passa tra le vie dei centri storici e gli avventori dei bar e delle pizzerie continuano a consumare nell’assoluta inconsapevolezza della forza spirituale del momento. È il prezzo da pagare alla secolarizzazione; ma forse è anche il prezzo che si paga per una crescente ignoranza delle nostre stesse radici cristiane. Troppo spesso se ne conserva l’involucro ma se ne è persa l’essenza. Lo vediamo anche nelle diverse manifestazioni della pietà popolare, rispetto alle quali, la processione del Corpus Domini riveste un carattere di assoluta eccezionalità, troppo spesso ignorata. Quest’anno, poi, la processione del Corpus Domini apre di fatto il mese dedicato al Cuore di Gesù. Come il mese di maggio è infatti dedicato alla Madonna, quello successivo è rivolto al cuore del suo Figlio. In fondo è la mamma stessa che invita i cristiani a rivolgere lo sguardo verso di Lui…
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 2 giugno 2024]
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