Non sempre è facile capire dove voglia andare a parare Papa Francesco. Secondo alcuni il suo pontificato è troppo “superficiale”, secondo altri, invece, dietro un linguaggio apparentemente più semplice è presente una capacità di lettura della realtà contemporanea che il futuro ci dimostrerà essere profetica. Lo stesso pontefice ha definito questa non un’epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca e per vivere un’epoca nuova l’uomo ha bisogno di imparare a interpretare le nuove condizioni per vivere con pienezza il messaggio del Vangelo. Già dalla sua prima esortazione apostolica, l’Evangelii gaudium, Papa Francesco ha voluto offrire degli strumenti per “riconoscere”, “comprendere” e “agire” non trincerandosi dietro il “si è fatto sempre così” ma accettando la sfida della complessità. È in quest’ottica che possono essere visti i quattro principi per un corretto discernimento, che possono essere calati nelle diverse situazioni per farne una bussola che orienti le scelte e il cammino personale.
Innanzitutto il Papa ribadisce che nelle diverse situazioni “la realtà prevale sull’idea”. Ciò significa che non possiamo imporre alle situazioni concrete la nostra visione ideale delle cose, ma dobbiamo sempre fare i conti con la realtà, vera, cruda e applicare alla stessa i principi del Vangelo. Non si può quindi approcciare con la logica di una nota pubblicità degli anni ’80 che divenne un diffuso modo di dire: “o così o Pomì”. Il Vangelo applicato alla vita delle persone deve entrare nella vita concreta delle persone, non imporsi come se fosse una comune “ideologia”…
Altro principio è quello che “il tempo prevale sullo spazio”. Nelle scelte di vita di ciascuno di noi si è chiamati ad avere il coraggio del cammino, “avviare processi” dice il Papa, e non restare immobili in uno spazio conosciuto soltanto perché ci dà maggiori sicurezze. Bisogna cioè abbandonare la comfort zone e accettare le sfide che ci vengono dalla relazione con gli altri, nella loro ricchezza, differenza e – alle volte – diffidenza se non proprio ostilità.
Inoltre bisogna saper sempre riconoscere, rispetto alle proprie e alle altrui posizioni (e convinzioni), da una parte che “il tutto è superiore alla parte o alla somma delle parti”, dall’altra che “l’unità prevale sul conflitto”. In altri termini bisogna saper riconoscere, innanzitutto con sé stessi, che nessuno è portatore di una verità esclusiva ed escludente, ma piuttosto che bisogna sapersi aprire a una ricchezza che viene dalle esperienze e dal vissuto degli altri. La complessità si può leggere e interpretare solo se si è aperti ad accogliere altre prospettive che completano la prospettiva e la visione del singolo. Infine, la prospettiva del Vangelo è sempre quella di ricercare l’unità, l’inclusione, la sintesi delle divergenze. Da questo punto di vista Papa Francesco offre dei consigli concreti su come “gestire” i conflitti. È sbagliato sia irrigidirsi, arroccarsi, rifiutare il dialogo, sia ignorare le divergenze. Papa Francesco ci dice che il conflitto “va assunto”, bisogna entrarci dentro e lavorare per trovare, insieme, delle vie di dialogo. Ciò vale nelle relazioni personali, nel dialogo ecclesiale ed interreligioso, come anche nei conflitti sociali o politici. È un metodo che ci aiuta a costruire la fraternità, che ci rende, come ha sottolineato Bergoglio nella Fratelli tutti, “artigiani di pace”.
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 17 novembre 2024
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