Il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno, la comunità cristiana si riunisce a margine della celebrazione eucaristica per intonare il Te Deum, (estesamente Te Deum laudamus, “Dio ti lodiamo”). È una preghiera di ringraziamento nella quale si riconosce la presenza della grazia di Dio che ha attraversato le diverse circostanze che hanno toccato il nostro quotidiano. Oltre che durante i primi vespri della solennità di Maria Ss. Madre di Dio (la notte di San Silvestro “prepara” alla solennità mariana del 1° gennaio) viene anche intonata in altre particolari occasioni solenni
come nella Cappella Sistina ad avvenuta elezione del nuovo pontefice, prima che si sciolga il Conclave oppure a conclusione di un Concilio.
Insieme al Gloria in excelsis Deo, è l’inno più antico e rappresenta un tempo di sospensione del tempo per mettere in sintonia lo spazio terreno con la dimensione divina. Così come il creato manifesta e canta continuamente la gloria di Dio (se solo imparassimo di nuovo a riconoscerlo), così anche l’uomo si ferma per aprire il proprio cuore al Signore. È un inno di lode nel quale si pone la propria vita innanzi a Dio, se ne fa un bilancio, e tra situazioni felici e tristi si riconosce che tutte concorrono a riconoscere la presenza dell’amore del Signore. È un inno di ringraziamento e di speranza che aiuta a riconoscere il senso degli avvenimenti e la pienezza della vita. Generalmente si canta a cori alterni, ne esistono diverse partiture e può essere intonato sia in latino che nella traduzione in lingua corrente.
Nella prima parte l’inno si rivolge a Dio Padre, riconosciuto come creatore e si partecipa con gli angeli e i santi a quella comunione che lega la Chiesa terrena e la Chiesa celeste. Nella seconda parte si ripercorre il Mistero dell’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù che è il cuore della fede di ogni credente. Nella terza parte ci si apre al cammino futuro, un cammino di speranza, nel quale ci si affida alla grazia di Dio.
È forse questo uno dei momenti più intensi della esperienza di fede, un bilancio sul senso dei propri giorni che non va mai svilito e che proprio l’apertura alla comprensione della grazia, della misericordia di Dio, aiuta a cogliere con maggiore consapevolezza.
Riecheggiano le parole del Padre Nostro “sia fatta la tua volontà, così in cielo come in terra”, “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, “rimetti a noi i nostri debiti”, o ancora le parole del salmista “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 89, 12).
È questo che preghiamo in questo bilancio di fine anno. È questo che ciascuno e la Chiesa riunita ricorda a sé
stesso e ai propri fratelli:
«Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora. A te cantano gli angeli e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico Figlio, e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, eterno Figlio del Padre, tu nascesti dalla Vergine Madre per la salvezza dell’uomo. Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Signore, che hai redento col
tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te
abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi
in eterno».
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 29 dicembre 2024]
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